martedì 7 luglio 2009

Enciclica 'Caritas in veritate'/2. I lavoratori immigrati, l'acqua e il cibo, il divario ricchi-poveri, difesa della vita e dell'ambiente, la finanza

I lavoratori immigrati non sono una merce
Gli stranieri che arrivano dai Paesi più poveri in quelli più ricchi in cerca di un lavoro ''non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro'' e hanno ''diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione''. Il fenomeno delle migrazioni, scrive il Pontefice, ''impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunita' nazionali e a quella internazionale''. L'immigrazione è, quindi, ''fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica - prosegue Papa Ratzinger - va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano'' e ''va accompagnata da adeguate normative internazionali''. ''Nessun Paese - ammonisce il Papa - da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo'' ed è per questo che, anche se la sua gestione rimane ''complessa'' e ''nonostante le difficoltà connesse con la loro integrazione'', non si può dimenticare che i ''lavoratori stranieri'' recano ''un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro lavoro, oltre che a quello del Paese d'origine grazie alle rimesse finanziarie'' e ''ovviamente'' ''non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro''. ''Ogni migrante - conclude il Papa - è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione''.
L'acqua e il cibo diritti universali. Servono riforme agrarie
''L'alimentazione e l'accesso all'acqua'' sono ''diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni nè discriminazioni''. ''Il diritto all'alimentazione, così come quello all'acqua - si legge nella "Caritas in veritate" -, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, ad iniziare, innanzitutto, dal diritto primario alla vita''. Il Pontefice condanna anche con forza l'''accaparramento delle risorse, specialmente dell'acqua'', che ''può provocare gravi conflitti tra le popolazioni coinvolte''. Allo stesso modo, il Papa chiede il coinvolgimento delle ''comunità locali nelle scelte e nelle decisioni relative all'uso della terra coltivabile'' e una ''equa riforma agraria nei Paesi in via di sviluppo''. Per la Chiesa, infatti, '''dare da mangiare agli affamati', è un imperativo etico'', da perseguire con ancora più determinazione nel tempo presente nel quale ''la fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale''. ''Manca - spiega infatti il Papa - un assetto di istituzioni economiche in grado sia di garantire un accesso al cibo e all'acqua regolare e adeguato dal punto di vista nutrizionale, sia di fronteggiare le necessita' connesse con i bisogni primari e con le emergenze di vere e proprie crisi alimentari, provocate da cause naturali o dall'irresponsabilita' politica nazionale o internazionale''.
Il divario ricchi-poveri è un rischio. Rivalutare il ruolo dello Stato
''L'aumento sistemico delle ineguaglianze tra gruppi sociali all'interno di un medesimo Paese e tra le popolazioni dei vari Paesi, ossia l'aumento massiccio della povertà in senso relativo tende a erodere la coesione sociale, e per questa via mette a rischio la democrazia''. Benedetto XVI aggiunge che l'aumento del divario tra poveri e ricchi ha ''un impatto negativo sul piano economico'' perchè provoca la ''progressiva erosione'' del ''capitale sociale', ossia di quell'insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile''. Il Papa afferma però che, anche se la globalizzazione e l'aumento dell'interconnessione globale ha ridotto per certi versi il potere e la capacità di azione degli Stati, ''ragioni di saggezza e di prudenza suggeriscono di non proclamare troppo affrettatamente la fine dello Stato''. Anzi, grazie alla necessità di trovare una ''soluzione della crisi attuale, il suo ruolo sembra destinato a crescere, riacquistando molte delle sue competenze''. ''Oggi - argomenta il Pontefice - facendo tesoro della lezione che ci viene dalla crisi economica in atto che vede i pubblici poteri dello Stato impegnati direttamente a correggere errori e disfunzioni, sembra più realistica una rinnovata valutazione del loro ruolo e del loro potere, che vanno saggiamente riconsiderati e rivalutati in modo che siano in grado, anche attraverso nuove modalità di esercizio, di far fronte alle sfide del mondo odierno''.
Contro la crisi alimentare prendere in considerazione nuove tecniche agricole rispettose dell'ambiente
Di fronte alla crisi alimentare mondiale, ''potrebbe risultare utile considerare le nuove frontiere che vengono aperte da un corretto impiego delle tecniche di produzione agricola tradizionali e di quelle innovative, supposto che esse siano state dopo adeguata verifica riconosciute opportune, rispettose dell'ambiente e attente alle popolazioni più svantaggiate'': un'apertura, anche se prudente e velata, che Papa Benedetto XVI fa nei confronti degli organismi geneticamente modificati (Ogm). Per affrontare il problema dell'insicurezza alimentare potrebbe altresi' risultare ''utile considerare le nuove frontiere che vengono aperte da un corretto impiego delle tecniche di produzione agricola tradizionali e di quelle innovative, supposto che esse siano state dopo adeguata verifica riconosciute opportune, rispettose dell'ambiente e attente alle popolazioni più svantaggiate''. Infatti, ''sostenendo mediante piani di finanziamento ispirati a solidarietà i Paesi economicamente poveri - scrive Benedetto XVI - perchè provvedano essi stessi a soddisfare le domande di beni di consumo e di sviluppo dei propri cittadini, non solo si può produrre vera crescita economica, ma si può anche concorrere a sostenere le capacità produttive dei Paesi ricchi che rischiano di esser compromesse dalla crisi''.
Difendere sia la vita che l'ambiente, o danneggeremo entrambi
La difesa dell'ambiente e quella della vita ''dal concepimento alla morte naturale'' devono andare di pari passo oppure si creerà una ''grave antinomia della mentalità' e della prassi odierna'' che finirà per ''avvilire la persona, sconvolgere l'ambiente e danneggiare la società''. Come già aveva fatto nella Messa di Pentecoste dello scorso 31 maggio, il Papa collega l'ecologia ''ambientale'' con quella ''umana''. ''La Chiesa - scrive infatti il Pontefice - ha una responsabilità per il creato, e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico''. Ma questa responsabilità, oltre alla difesa dell'aria, dell'acqua e della terra, deve puntare soprattutto ''a proteggere l'uomo contro la distruzione di se stesso''. ''Il degrado della natura - argomenta infatti Papa Ratzinger - è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana'': per il Papa, ''se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale''. Difesa dell'ambiente e difesa della vita, del matrimonio, della famiglia, della sessualità cattolica sono come pagine del ''libro della natura uno e indivisibile'' e ''i doveri che abbiamo verso l'ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri''.
Riformare la finanza per impedire scandalose speculazioni
La finanza va regolata per ''impedire scandalose speculazioni'' che provocano ''effetti deleteri sull'economia reale'' e cercano solo il ''profitto di breve termine''. Il Pontefice mette in guardia da ''un'attività finanziaria mal utilizzata e per lo più speculativa''. Oggi, è la sua analisi, il ''mercato dei capitali'' è ''stato fortemente liberalizzato e le moderne mentalità tecnologiche possano indurre a pensare che investire sia solo un fatto tecnico e non anche umano ed etico''. E se ''non c'è motivo per negare che un certo capitale possa fare del bene, se investito all'estero piuttosto che in patria'' è necessario però salvaguardare ''i vincoli di giustizia, tenendo anche conto di come quel capitale si è formato e dei danni alle persone che comporterà il suo mancato impiego nei luoghi in cui esso è stato generato''. ''Bisogna evitare - scrive ancora il Pontefice - che il motivo per l'impiego delle risorse finanziarie sia speculativo e ceda alla tentazione di ricercare solo profitto di breve termine, e non anche la sostenibilità dell'impresa a lungo termine, il suo puntuale servizio all'economia reale e l'attenzione alla promozione, in modo adeguato ed opportuno, di iniziative economiche anche nei Paesi bisognosi di sviluppo''. Bollino verde, invece, nell'Enciclica arriva nei confronti del microcredito e della microfinanza, esperimenti che ''affondano le proprie radici nella riflessione e nelle opere degli umanisti civili - penso soprattutto alla nascita dei Monti di Pietà -'', e che ''suscitano apprezzamento e meritano un ampio sostegno''. ''I loro effetti positivi - scrive il Papa - si fanno sentire anche nelle aree meno sviluppate della terra''. Queste esperienze vanno ''rafforzate e messe a punto, soprattutto in questi momenti dove i problemi finanziari possono diventare drammatici per molti segmenti piu' vulnerabili della popolazione, che vanno tutelati dai rischi di usura o dalla disperazione'', non solo nel Sud del mondo ma anche nei Paesi ricchi, particolarmente ''in una fase di possibile impoverimento della società stessa''. L'Enciclica esprime anche un parere favorevole sul commercio ''equo e solidale'', purche' ''non s'associno a simili esperienze di economia per lo sviluppo visioni ideologiche di parte''.

Asca