Tra i mille feticci – naturali, culturali, ideologici, mediatici – che uomini e donne di ogni epoca hanno via via eletto a numi tutelari delle loro esistenze, depositari di speranze e ambizioni, simboli cui prosternarsi e non di rado sacrificare la vita, la storia della fede si è snodata portando generazioni di cristiani a inginocchiarsi davanti a un unico segno, di disarmante semplicità: un pane spezzato e condiviso. Santi noti e sconosciuti sono i capifila di queste generazioni che hanno tratto e traggono, dal contatto quotidiano con quel segno, sapienza, coraggio, ispirazione, fedeltà. Perché è questo che dal Cenacolo in qua porta in dote l’Eucaristia a chi ha scelto di lasciarsi attrarre, tra mille offerte di verità, dalla verità di un Dio fattosi carne e pane.
"Adorare il Dio di Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per amore, è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi. Inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento, perché in esso sappiamo e crediamo essere presente l’unico vero Dio, che ha creato il mondo e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito" (22 maggio 2008).
Un amore totalmente gratuito, ogni giorno vicino e raggiungibile, frantumato in milioni di parti per arrivare a tutti. E’ questa l’inarrivabile novità del Dio Eucaristia rispetto agli idoli umani, che pretendono adorazione da chi li osanna, spesso dimenticando di fare il loro bene. Al contrario, ripete il Papa: “Dio ci ha creati liberi, ma non ci ha lasciati soli”. Per amore dell’uomo ha chiesto al Figlio di farsi luce, strada, cibo.
“Come la manna per il popolo d’Israele, così per ogni generazione cristiana l’Eucaristia è l’indispensabile nutrimento che la sostiene mentre attraversa il deserto di questo mondo, inaridito da sistemi ideologici ed economici che non promuovono la vita, ma piuttosto la mortificano; un mondo dove domina la logica del potere e dell’avere piuttosto che quella del servizio e dell’amore; un mondo dove non di rado trionfa la cultura della violenza e della morte” (7 giugno 2007).
Chi vive di Eucaristia impara a farsi cibo per gli altri. Nonostante i limiti umani, osserva Benedetto XVI, “la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo”: “La festa del Corpus Domini vuole rendere percepibile, nonostante la durezza del nostro udito interiore, questo bussare del Signore. Gesù bussa alla porta del nostro cuore e ci chiede di entrare non soltanto per lo spazio di un giorno, ma per sempre” (7 giugno 2007).
Oggi, il Corpus Domini, il Corpo del Signore, lascia i tabernacoli ed esce tra le case, in mezzo alla gente, per mostrare il suo segno tra i mille segni che le popolano. “Il Santissimo Sacramento che questa sera è portato processionalmente attraverso le nostre strade ispiri fede e stupore per la salvezza e la vita che dona al mondo”, dirà tra qualche ora il Papa nella preghiera introduttiva della Messa in San Giovanni in Laterano. E in un’altra riflessione di qualche anno fa osservava: “Nella processione noi seguiamo questo segno e così seguiamo Lui stesso. E lo preghiamo: ‘Guidaci sulle strade di questa nostra storia!... Guarda l’umanità che soffre, che vaga insicura tra tanti interrogativi; guarda la fame fisica e psichica che la tormenta! Dà agli uomini pane per il corpo e per l’anima! Dà loro lavoro! Dà loro luce! Dà loro te stesso!... Unisci la tua Chiesa, unisci l’umanità lacerata!” (15 giugno 2006).
Radio Vaticana