giovedì 3 giugno 2010

Lombardi: nessun motivo politico o di intollerenza religiosa dietro l'uccisione di mons. Padovese. La famiglia: voleva molto bene al suo autista

Dietro la morte di mons. Luigi Padovese (foto), vicario apostolico in Turchia, ''non ci sono motivi di carattere politico o di intolleranza religiosa''. Lo ha detto, intervistato da SKYTg24, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Riferendosi all'autista del presule, accusato dall'omicidio, padre Lombardi ha osservato che ''da diversi giorni dava segni di poco equilibrio, di confusione e depressione''. ''Siamo sconcertati e addoloratissimi dalla notizia dell'uccisione di mons. Padovese, che ci aspettavamo di incontrare a Cipro domenica prossima per il viaggio del Papa - ha detto ancora padre Lombardi -. Siamo sommersi dalle testimonianze di grandissima ammirazione verso mons. Padovese che era davvero un ponte tra la Chiesa Cattolica e la società turca''. La scorsa settimana Padovese era a Milano ed è passato a trovare i suoi familiari. E lì, solo con loro, si era confidato: era preoccupato per la salute di Murat, il suo autista, che stava male e mostrava segni di disagio psichico. E aveva confessato di provare paura a stare in casa con lui. L’allarme era scattato ma non è bastato a salvarlo. È stato ucciso da chi doveva proteggerlo in una terra dove i cristiani rischiano la vita: Murat, curdo di poco più di 30 anni, era più di un autista per mons. Luigi Padovese. Era il suo factotum. Da oltre quattro anni viveva a casa dell’alto prelato che ospitava anche il fratello handicappato, giardiniere dell’episcopio, un antico convento di frati poi ceduto al vescovo. "Di lui si era sempre fidato ciecamente, gli voleva molto bene", raccontano i familiari di Padovese, che Murat lo hanno incontrato più volte, viaggiava spesso con lui, doveva accompagnarlo anche a Cipro per incontrare il Papa. Sono straziati dal dolore, non si danno pace, increduli che tra le mille insidie che doveva affrontare quotidianamente sia stato ucciso da una mano "amica". "All’inizio dello scorso anno aveva firmato per non avere più la scorta: la situazione fuori era migliorata, Murat bastava, diceva, con lui si sentiva protetto", raccontano sgomenti. Poi qualcosa è cambiato.

Asca - Alessandra Muglia, Corriere della Sera.it