giovedì 3 giugno 2010

Il Papa a Cipro. Mons. Twal: segno della sua sollecitudine e preoccupazione per questa terra in cui alcuni hanno più paura della pace che della guerra

L'attacco israeliano alla flotta pacifista che voleva portare aiuti umanitari a Gaza ha mostrato come nella classe politica del Paese ''il buon senso manchi totalmente'' e si abbia ''più paura della pace che della guerra''. Lo ha detto, in un'intervista alla Radio Vaticana alla vigilia del viaggio di Papa Benedetto XVI a Cipro, il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. ''L'attacco di Israele - ha affermato il presule - non ha fatto altro che aggravare la situazione. Il buon senso manca totalmente lì. Se la gente vede che la politica è fatta solamente da reazioni di paura, non possiamo fare niente. Manca la pace, manca la fiducia, manca la buona volontà e forse tocca a noi e a loro, alla comunità internazionale, fare qualcosa per creare una mentalità di pace, per cambiare il modo di pensare e non avere paura della pace. Finora, alcuni hanno più paura della pace che della guerra. Eppure la pace è bella, ne abbiamo bisogno e merita tutti i nostri sacrifici''. Quanto al viaggio del Pontefice, mons. Twal ha detto di essere ''felice di vedere il Santo Padre visitare nuovamente la Terra Santa, di visitare di nuovo il Patriarcato latino, visto che l'isola di Cipro è parte integrante del Patriarcato latino di Gerusalemme. Siamo felici, è un segno in più della sua sollecitudine e preoccupazione per questa terra, senza dimenticare l'aspetto della comunione, l'aspetto dell'ecumenismo, che con questo gesto lui compie, sia con le autorità ortodosse e religiose cipriote che quelle civili. Siamo molto, molto felici''. Per il Patriarca, ''Cipro ha una cosa in comune con Gerusalemme: i muri che stanno a due passi da qui, che separano l'Isola in due parti, nord e sud. Noi siamo abituati a questi muri di vergogna che separano la gente, le famiglie, le proprietà, le parrocchie, i preti, i parrocchiani. E' un dramma che continua. Noi non dimentichiamo che siamo ancora una Chiesa del Calvario e la Croce ormai è il nostro pane quotidiano, senza dimenticare che il Calvario non è lontano da una tomba vuota. Siamo la Chiesa della Resurrezione e della speranza. Tocca a noi, capi religiosi, insieme al Santo Padre, incoraggiare la gente a non aver paura, ad andare avanti. C'è una dimensione spirituale, c'è un Dio che è con noi, che ci ama, che ci perdona. Non dobbiamo avere paura''.