All'inizio della sua omelia, Benedetto XVI ha ricordato che "oggi è il giorno prescelto per commemorare il 70mo anniversario della 'Battle of Britain'. Per me, che ho vissuto e sofferto lungo i tenebrosi giorni del regime nazista in Germania, è profondamente commovente essere qui con voi in tale occasione, e ricordare quanti dei vostri concittadini hanno sacrificato la propria vita, resistendo coraggiosamente alle forze di quella ideologia maligna". "Il mio pensiero - ha proseguito Papa Ratzinger - va in particolare alla vicina Coventry, che ebbe a soffrire un così pesante bombardamento e una grave perdita di vite umane nel novembre del 1940. Settant'anni dopo, ricordiamo con vergogna ed orrore la spaventosa quantità di morte e distruzione che la guerra porta con sé al suo destarsi, e - ha detto il Papa - rinnoviamo il nostro proposito di agire per la pace e la riconciliazione in qualunque luogo in cui sorga la minaccia di conflitti".
Benedetto XVI, dedicando il resto dell'omelia al card. Newman, ha sottolineato che in lui possiamo riconoscere “la santità di un confessore” che ha dato “testimonianza eloquente” nel suo ministero sacerdotale attraverso la predicazione, gli insegnamenti e gli scritti. Nel nuovo Beato, ha detto, ritroviamo quella gentile tradizione britannica di “insegnamento, di profonda saggezza umana e di intenso amore per il Signore” che ha fatto emergere abbondanti doni di santità: “Il motto del Cardinale Newman, Cor ad cor loquitur, ‘il cuore parla al cuore’ ci permette di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio”. Egli, ha soggiunto, ci rammenta che “la fedeltà alla preghiera ci trasforma gradualmente nell’immagine divina”. L’insegnamento di Newman, dunque, “spiega come il fedele cristiano si sia posto in maniera definitiva al servizio dell’unico vero Maestro”, che ha “assegnato un compito specifico a ciascuno di noi, un "servizio ben definito", affidato unicamente ad ogni singolo: "io ho la mia missione – scrisse – sono un anello in una catena, un vincolo di connessione fra persone. Egli non mi ha creato per niente. Farò il bene, compirò la sua opera; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità proprio nel mio posto… se lo faccio obbedirò ai suoi comandamenti e lo servirò nella mia vocazione"". Benedetto XVI ha quindi rivolto l’attenzione alla grande opera intellettuale di Newman: “Le sue intuizioni sulla relazione fra fede e ragione, sullo spazio vitale della religione rivelata nella società civilizzata, e sulla necessità di un approccio all’educazione ampiamente fondato e a lungo raggio, non furono soltanto di importanza profonda per l’Inghilterra vittoriana, ma continuano ancora oggi ad ispirare e ad illuminare molti in tutto il mondo”. Il Papa ha così reso onore alla visione dell’educazione di Newman alla base delle scuole e degli istituti universitari cattolici di oggi: “Fermamente contrario ad ogni approccio riduttivo o utilitaristico egli cercò di raggiungere un ambiente educativo nel quale la formazione intellettuale, la disciplina morale e l’impegno religioso procedessero assieme”.
Benedetto XVI, dedicando il resto dell'omelia al card. Newman, ha sottolineato che in lui possiamo riconoscere “la santità di un confessore” che ha dato “testimonianza eloquente” nel suo ministero sacerdotale attraverso la predicazione, gli insegnamenti e gli scritti. Nel nuovo Beato, ha detto, ritroviamo quella gentile tradizione britannica di “insegnamento, di profonda saggezza umana e di intenso amore per il Signore” che ha fatto emergere abbondanti doni di santità: “Il motto del Cardinale Newman, Cor ad cor loquitur, ‘il cuore parla al cuore’ ci permette di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio”. Egli, ha soggiunto, ci rammenta che “la fedeltà alla preghiera ci trasforma gradualmente nell’immagine divina”. L’insegnamento di Newman, dunque, “spiega come il fedele cristiano si sia posto in maniera definitiva al servizio dell’unico vero Maestro”, che ha “assegnato un compito specifico a ciascuno di noi, un "servizio ben definito", affidato unicamente ad ogni singolo: "io ho la mia missione – scrisse – sono un anello in una catena, un vincolo di connessione fra persone. Egli non mi ha creato per niente. Farò il bene, compirò la sua opera; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità proprio nel mio posto… se lo faccio obbedirò ai suoi comandamenti e lo servirò nella mia vocazione"". Benedetto XVI ha quindi rivolto l’attenzione alla grande opera intellettuale di Newman: “Le sue intuizioni sulla relazione fra fede e ragione, sullo spazio vitale della religione rivelata nella società civilizzata, e sulla necessità di un approccio all’educazione ampiamente fondato e a lungo raggio, non furono soltanto di importanza profonda per l’Inghilterra vittoriana, ma continuano ancora oggi ad ispirare e ad illuminare molti in tutto il mondo”. Il Papa ha così reso onore alla visione dell’educazione di Newman alla base delle scuole e degli istituti universitari cattolici di oggi: “Fermamente contrario ad ogni approccio riduttivo o utilitaristico egli cercò di raggiungere un ambiente educativo nel quale la formazione intellettuale, la disciplina morale e l’impegno religioso procedessero assieme”.
"Il progetto di fondare un’università cattolica in Irlanda gli diede l’opportunità di sviluppare le proprie idee su tale argomento e la raccolta di discorsi da lui pubblicati come "The Idea of a University" contiene un ideale dal quale possono imparare quanti sono impegnati nella formazione accademica". Ed ha richiamato il famoso appello del nuovo Beato per un laicato intelligente e ben istruito, “un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere". Una visione, ha auspicato, che possa ispirare quanti oggi sono impegnati nel compito dell’insegnamento e della catechesi. “Il calore e l’umanità che sottostanno al suo apprezzamento del ministero pastorale - ha detto il Papa - vengono magnificamente espressi da un altro dei suoi famosi discorsi: “Se gli angeli fossero stati i vostri sacerdoti, cari fratelli, non avrebbero potuto partecipare alle vostre sofferenze, né compatirvi, né aver compassione per voi, né provare tenerezza nei vostri confronti e trovare motivi per giustificarvi, come possiamo noi; non avrebbero potuto essere modelli e guide per voi, ed avervi condotto dal vostro uomo vecchio a vita nuova, come lo possono quanti vengono dal vostro stesso ambiente"". Il Papa non ha poi mancato di soffermarsi sulla dimensione pastorale della vita e dell’opera di Newman: “Egli visse quella visione profondamente umana del ministero sacerdotale” durante gli anni spesi nell’Oratorio da lui fondato a Birmingham, in particolare “visitando i malati ed i poveri” e “prendendosi cura di quanti erano in prigione”. Alla sua morte, ha detto, “molte migliaia di persone si posero in fila per le strade del luogo mentre il suo corpo veniva portato alla sepoltura a mezzo miglio da qui”. E’ bello allora, centoventi anni dopo, vedere “grandi folle” nuovamente riunirsi qui per il riconoscimento di santità di “questo amatissimo padre di anime”.
Radio Vaticana, Apcom, AsiaNews
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO (16-19 SETTEMBRE 2010) (XIV) - il testo integrale dell'omelia del Papa