domenica 19 settembre 2010

La polizia londinese libera i sei spazzini arrestati per la presunta organizzazione di un attentato al Papa: nessuna minaccia fondata

Alla fine è finito tutto in una bolla di sapone. I sei uomini arrestati a Londra perchè sospettati di voler attentare alla vita del Papa sono stati rilasciati perchè non rappresentavano "una minaccia fondata" per la vita del Pontefice o per il pubblico. Lo ha reso noto la polizia londinese in un comunicato. La mitica Scotland Yard si è cosparsa il capo di cenere: a provocare la straordinaria mobilitazione di ordine pubblico venerdì mattina, con la paura di una trama islamica per assassinare Benedetto XVI a Londra, sarebbe stata uno scambio di battute da mensa, una conversazione ascoltata i tra i sei spazzini, tutti di origine nordafricana, che davanti a una tazza di tè si erano interrogati sulla Papamobile. "Sarebbe difficile sparargli attraverso i vetri antiproiettile?", avrebbe chiesto uno dei sei, secondo il Sunday Mirror. E un altro: "Si, ma forse con un lanciarazzi ci si potrebbe riuscire". I sei avevano ridacchiato e cambiato argomento, ma un altro dipendente della Veolia Environmental Service, la ditta di pulizie al centro della vicenda, giovedì notte aveva passato il dialogo alla polizia. C’era poi stato il giallo, non ancora veramente spiegato, delle uniformi rubate dal deposito della Veolia a Chiltern Street, dove lavoravano i sei spazzini. Sono state ritrovate nella casa di uno dei sei durante le perquisizioni di Scotland Yard nella periferia nord est di Londra, scrive oggi il Sunday Times. Gli arresti erano scattati all’alba di venerdì dopo che la polizia aveva fatto controlli sull’identità dei sospettati. "Ci erano arrivate informazioni che non potevamo ignorare. Sarebbe stato troppo rischioso lasciare questi uomini in liberta", ha detto una fonte al quotidiano londinese. Una clamorosa gaffe della leggendaria polizia della Greater London? Scotland Yard, parlando con il Daily Telegraph che per primo nella frenetica giornata di venerdì aveva lanciato l’allarme sull'"assassinio" del Papa, ha continuato a sostenere che c’era ogni ragione di agire in fretta per prevenire "una enorme, imminente minaccia di intelligence". L’anti-terrorismo ha avuto al massimo sei o sette ore per valutare il pericolo prima di decidere i raid che all’alba di venerdì hanno portato agli arresti, riporta il giornale. I fermati erano tutti musulmani, cinque algerini e un sudanese, almeno uno era già noto alla polizia e il loro stato di immigrazione era "incerto". "Non potevamo rischiare con la sicurezza del Pontefice o del pubblico", ha detto una fonte di sicurezza.

La Stampa