venerdì 17 settembre 2010

Il Papa: mai esitare nel proclamare la fede nell’unicità della salvezza guadagnataci da Cristo. L'ecumenismo per promuovere pace e armonia nel mondo

Questo pomeriggio, lasciata la Nunziatura Apostolica a Wimbledon, Papa Benedetto XVI si è recato a Lambeth Palace per la visita di cortesia all’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams. All’interno della Biblioteca, dove è allestita una mostra in occasione del 400° anniversario di fondazione, alla presenza dei vescovi della Comunione Anglicana dalle diverse parti del Regno Unito, dei vescovi diocesani cattolici di Inghilterra, Galles e Scozia e di alcuni consultori ecumenici, il Papa e il primate anglicano si sono scambiati degli indirizzi di saluto.
Nel suo discorso, Benedetto XVI ha preferito non soffermarsi sui problemi del dialogo ecumenico tra le due confessioni cristiane. ''Non è mia intenzione parlare oggi delle difficoltà che il cammino ecumenico ha incontrato e continua ad incontrare. Tali difficoltà sono ben note a ciascuno qui presente'', ha detto il Pontefice, soffermandosi invece sulla ''profonda amicizia che è cresciuta fra noi e per il ragguardevole progresso fatto in moltissime aree del dialogo in questi quarant'anni che sono trascorsi da quando la Commissione Internazionale Anglo-Cattolica ha cominciato i propri lavori''. ''Affidiamo - ha aggiunto Papa Ratzinger - i frutti di quelle fatiche al Signore della messe, fiduciosi che egli benedirà la nostra amicizia mediante un'ulteriore significativa crescita''. Il Papa ha, poi, parlato del mutato contesto nel quale ha luogo il dialogo fra anglicani e cattolici, evolutosi “in maniera impressionante” dall’incontro privato fra Giovanni XXIII e l’arcivescovo Geoffrey Fisher nel 1960, evidenziando come “da una parte la cultura che ci circonda si sviluppa in modo sempre più distante dalle sue radici cristiane, nonostante una profonda e diffusa fame di nutrimento spirituale. Dall’altra, la crescente dimensione multiculturale della società, particolarmente accentuata in questo Paese, reca con sé l’opportunità di incontrare altre religioni”.
Ciò apre la possibilità per i cristiani di “esplorare, assieme ai membri di altre tradizioni religiose, delle vie per rendere testimonianza della dimensione trascendente della persona umana e della chiamata universale alla santità, conducendoci a praticare la virtù nella nostra vita personale e sociale. La collaborazione ecumenica in tale ambito rimane essenziale, e porterà sicuramente frutti nel promuovere la pace e l’armonia in un mondo che così spesso sembra a rischio di frammentazione”. "Allo stesso tempo, noi cristiani non dobbiamo mai esitare di proclamare la nostra fede nell’unicità della salvezza guadagnataci da Cristo, e di esplorare insieme una più profonda comprensione dei mezzi che Egli ha posto a nostra disposizione per giungere alla salvezza". "La Chiesa è chiamata ad essere inclusiva, ma mai a scapito della verità cristiana''. ''Qui - ha aggiunto - si colloca il dilemma che sta davanti a tutti coloro che sono genuinamente impegnati nel cammino ecumenico''. Come modello per ''le virtù'' necessarie per l'ecumenismo, Benedetto XVI ha proposto la figura del card. John Henry Newman, convertito dall'anglicanesimo al cattolicesimo nel XIX secolo. ''Nella figura di John Henry Newman, che sarà beatificato domenica - ha detto il Papa -, celebriamo un uomo di Chiesa la cui visione ecclesiale fu alimentata dal suo retroterra anglicano e maturò durante I suoi lunghi anni di ministero ordinato nella Chiesa d'Inghilterra. Egli ci può insegnare le virtù che l'ecumenismo esige: da una parte egli fu mosso dal seguire la propria coscienza, anche con un pesante costo personale; dall'altra, il calore della continua amicizia con i suoi precedenti colleghi, lo portò a sondare insieme a loro, con vero spirito irenico, le questioni sulle quali divergevano, mosso da una ricerca profonda dell'unità nella fede''.
Lavorare insieme, cattolici e anglicani, in nome del “vero umanesimo”, del “comune e appassionato impegno per la dignità di ogni essere umano, dall'inizio alla fine della vita”, resistendo a chi “minaccia di soffocare o negare il posto del trascendente nelle vicende umane”. Così l’arcivescovo di Canterbury si è espresso rivolgendosi al Papa. “Noi come Chiese – ha detto l’arcivescovo anglicano – non cerchiamo il potere politico o il controllo, né tantomeno il predominio della fede cristiana nella sfera pubblica, ma l'opportunità di testimoniare, di discutere, a volte di protestare, a volte di affermare, in una parola di partecipare ai dibattiti pubblici delle nostre società”. E la testimonianza dei cristiani sarà tanto più “efficace” quanto più “avremo convinto i nostri vicini che la vita di fede è una vita ben vissuta e gioiosamente vissuta”. Facendo quindi riferimento al viaggio apostolico di Benedetto XVI, Williams ha detto: “La nostra preghiera fervente è che questa visita ci dia una rinnovata forza lavorare insieme”. Ed ha aggiunto: “Incontrandoci come vescovi di comunità ecclesiali separate, dobbiamo tutti sentire che ognuno dei nostri ministeri è reso più debole a causa della nostra divisione, una comunione reale ma imperfetta. Forse non riusciremo a superare gli ultimi ostacoli che impediscono una piena e restaurata comunione, ma nessun ostacolo potrà mai frapporsi alla nostra ricerca” dell’unità. Il Papa ha offerto una copia del "Codex Pauli", un volume di 424 pagine di grandi dimensioni, concepito nello stile degli antichi codici monastici, che contiene contributi inediti dei maggiori esponenti delle principali Chiese e confessioni cristiane. Rowan Williams ha donato a Benedetto XVI un volume rilegato in cuoio con le riproduzioni in fac-simile delle miniature della Bibbia di Lambeth, un esemplare del XII secolo. E’ la prima volta nella storia che un Papa rende visita ad un arcivescovo di Canterbury nella sua residenza ufficiale di Londra, al Lambeth Palace.

Asca, SIR

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO (16-19 SETTEMBRE 2010) (VI) - il testo integrale del discorso del Papa

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