Radio Vaticana
giovedì 11 novembre 2010
'Verbum Domini'. Il card. Ouellet: rilancia la contemplazione personale ed ecclesiale della Parola di Dio, l'attività missionaria e l’evangelizzazione
Nella Sala Stampa vaticana, la presentazione dell’Esortazione apostolica "Verbum Domini" di Papa Benedetto XVI, alla quale sono intervenuti il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi e relatore del Sinodo 2008 sulla Parola di Dio, mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi. L’Esortazione “Verbum Domini” risponde a ciò di cui la Chiesa ha bisogno in questo inizio di Millennio, ha sottolineato il card. Marc Ouellet, rilevando come nonostante nel secolo scorso “la conoscenza della Parola di Dio” sia progredita “in maniera notevole”, rimane ancora “un deficit da colmare in ciò che riguarda la vita spirituale del popolo di Dio”. Il porporato ha quindi messo l’accento sull’importanza che la "Verbum Domini" attribuisce alla “lettura orante e assidua dei testi sacri”. "Se è vero che occorre conoscere le Scritture per conoscere il Cristo, occorre soprattutto pregare con le Sacre Scritture per incontrarvi personalmente il Cristo". L’Esortazione, ha detto il porporato, accoglie tutte le 55 proposizioni approvate dai Padri sinodali, ma alcuni temi devono essere studiati ulteriormente. Si è così riferito in particolare alla Proposizione 17 sul Ministero della Parola e la donna. Il documento ricorda che mentre il Vangelo è proclamato dal sacerdote o dal diacono, la prima e seconda lettura è affidata ad un laico, uomo o donna. Ed ha ribadito l’esortazione dei vescovi a far sì che via sia una particolare cura nella formazione del lettorato, ministero laicale che viene particolarmente incoraggiato: “L’auspicio dei Padri sinodali che 'il ministero del lettorato sia aperto anche alle donne' è stato quindi preso in considerazione e il Santo Padre sta studiando attentamente la questione”. L’Esortazione, ha concluso il card. Ouellet, rilancia dunque la “contemplazione personale ed ecclesiale della Parola di Dio” nella vita personale e comunitaria dei credenti: “Essa rilancia altresì l’attività missionaria e l’evangelizzazione, dal momento che rinnova la coscienza della Chiesa d’essere amata e la sua missione di annunciare la Parola di Dio con audacia e confidenza nella forza dello Spirito Santo”. Da parte sua, mons. Ravasi ha confidato che moltissime lettere che riceve quotidianamente dai fedeli riguardano la giusta interpretazione delle Sacre Scritture. Domande, ha detto il prossimo cardinale, al quale bisogna rispondere evitando il pericolo di un certo dualismo: “E’ necessario evitare il pericolo del dualismo, cioè, di fare semplicemente della Bibbia un testo di letteratura dell’antico Vicino Oriente da analizzare semplicemente secondo i canoni della filologia, oppure di ridurlo soltanto a un testo che è solo 'spirito' e che richiede solo i canoni propri della teologia. E’ contemporaneamente l’una e l’altra cosa, se ne vogliamo salvaguardare l’incarnazione”. Il presule ha quindi messo l’accento sulla parola gioia che contraddistingue l’inizio e la conclusione della “Verbum Domini”. Una dimensione, ha detto, di cui abbiamo particolarmente bisogno in questo momento: “Sono giorni cupi in cui viviamo continuamente o nella polemica o nell’oscurità. La caduta dell’etica comporta la caduta anche dell’estetica, della dignità dello stile. Questo testo è un testo che si apre e si conclude con la gioia, col respiro. Abbiamo bisogno anche di questa dimensione di consolazione, di festa, persino”. Infine, il cardinale Ouellet ha ribadito che la “Verbum Domini” sottolinea il compito profetico dei laici, nella testimonianza della Parola di Dio. Una Proposizione, ha affermato, che ha ricevuto il 100% dei voti dai Padri sinodali.