Radio Vaticana
giovedì 11 novembre 2010
Il Papa: la Biblioteca Vaticana mezzo prezioso del Ministero petrino per comprendere il tesoro di fede e cultura e di tutti i ricercatori della verità
“Luogo eminente della memoria storica” della Chiesa di ogni tempo e “mezzo prezioso” per lo svolgimento del ministero del Papa. Sono due delle principali caratteristiche della Biblioteca Apostolica Vaticana messe in risalto da Benedetto XVI nella Lettera inviata al card. Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa in occasione della riapertura poche settimane fa', Biblioteca che sarà visitata dal Pontefice il prossimo 18 dicembre. “Nulla di quanto è veramente umano è estraneo alla Chiesa” e a maggior ragione non lo è lo sterminato patrimonio letterario e umanistico prodotto dagli ingegni di ogni epoca. Ecco perché nel XV secolo, “nel cuore dell’umanesimo”, i Papi del tempo decisero di organizzare una raccolta sistematica di testi e documenti. Questa decisione tuttavia, afferma Benedetto XVI, non fu altro che la “realizzazione istituzionale ‘moderna’ di una realtà ben più antica”. Questo perché, scrive, “la Chiesa di Roma sin dai suoi inizi è legata ai libri”: quelli delle Sacre Scritture, prima, e poi quelli teologici e relativi al governo e alla disciplina. C’è quindi, osserva ancora Benedetto XVI, una “continuità” bimillenaria in questa concezione, che parte da Pietro e arriva fino alla Chiesa del XXI secolo. Tale “consapevolezza storica – prosegue il Papa - mi induce a sottolineare come la Biblioteca Apostolica, al pari del vicino Archivio Segreto, faccia parte integrante degli strumenti necessari allo svolgimento del Ministero petrino”. Lungi “dall’essere semplicemente il frutto della diuturna accumulazione di una bibliofilia raffinata e di un collezionismo dalle molte possibilità, la Biblioteca Vaticana è un mezzo prezioso al quale il Vescovo di Roma non può e non intende rinunciare, per avere, nella considerazione dei problemi, quello sguardo capace di cogliere, in una prospettiva di lunga durata, le radici remote delle situazioni e le loro evoluzioni nel tempo”. Inoltre, sottolinea il Pontefice, la Biblioteca Apostolica “conserva, fin dalle sue origini, l’inconfondibile apertura, veramente ‘cattolica’, universale, a tutto ciò che di bello, di buono, di nobile, di degno l’umanità ha prodotto nel corso dei secoli”, non solo quindi a ciò che riguarda la teologia o la religione. “Tale apertura all’umano – precisa Benedetto XVI – non è rivolta solo al passato ma guarda anche al presente” e per questo, ribadisce, nella Biblioteca Vaticana “tutti i ricercatori della verità sono sempre stati accolti con attenzione e riguardo, senza alcuna discriminazione confessionale o ideologica; ad essi è richiesta solo la buona fede di una ricerca seria, disinteressata e qualificata”. “La ricerca di Dio – scrive il Papa – richiede per intrinseca esigenza una cultura della parola”. La Biblioteca Vaticana, come “luogo in cui le più alte parole umane vengono raccolte e conservate” è allora “specchio e riflesso della Parola” di Dio. Che questa consapevolezza, chiosa Benedetto XVI, guidi la Biblioteca Vaticana perché pur “immersa nella pluralità delle lingue, delle scritture e delle parole”, guardi “sempre alla Parola” e “attraverso il provvisorio” cerchi “continuamente il definitivo”.