Benedetto XVI sarà in Benin dal 18 al 20 novembre prossimi. È il suo secondo viaggio in Africa da quando è Pontefice. E non si può dire che per l’Africa non abbia avuto un’attenzione particolare. Muovendo anche, a partire dalle sue parole, la diplomazia internazionale. Quando il Papa parla, il mondo dà un cenno visibile della sua presenza. Così, solo dopo le parole del Papa sul dramma della carestia in Somalia le iniziative internazionali hanno cominciato a farsi vedere; solo dopo l’appello del Papa per una soluzione della questione libica, c’è stato uno spiraglio per un accordo, poi vanificato dal continuare della guerra. E nel viaggio in Camerun e Angola nel 2009, e poi nel successivo Sinodo dei vescovi per l’Africa, Benedetto XVI ha sempre rivolto al continente un’attenzione speciale. La Pontificia Università Lateranense ha voluto seguire questo appello del Papa. Non per niente è l’università del Papa. Che inaugura quest’anno una nuova area di Ricerche, intitolata “Studi e ricerche per lo sviluppo dell’Africa”, che si divide in due dipartimenti: quello delle Scienze Umane e Sociali e quello delle Scienze Giuridiche. “L'obiettivo generale che ci si propone – spiega mons. Enrico dal Covolo - è quello di favorire e di sostenere le Chiese d'Africa, preparando personale qualificato e responsabile, soprattutto a livello laicale. Si tratta di formare umanamente e cristianamente docenti e accademici, politici e professionisti, in tutti i campi operativi e applicativi. A tale scopo, la nuova area di ricerca stabilirà una feconda sinergia con un'altra area recentemente istituita nell'università, l'area di dottrina sociale della Chiesa 'Caritas in veritate'”. Quest’ultima area di ricerca ha per finalità lo svolgimento di attività di ricerca e di approfondimento, nonché quella di attivare percorsi formativi che, facendo perno sulla visione antropologica espressa dalla Dottrina sociale della Chiesa, siano incentrati sui temi delle scienze economiche, giuridiche e, più in generale, delle scienze sociali, con un taglio sia pratico che teorico. Tra l’altro, anche il nome peculiare dell’area di ricerca richiama a un problema che si è riscontrato nel dibattito generale sulla "Caritas in veritate". Il nome "Caritas in veritate" è stato attribuito anche alla commissione della Conferenza Episcopale europea che prima era chiamata Giustizia e Pace, e stessa operazione era stata fatta precedentemente nei riguardi della Commissione della Conferenza Episcopale ungherese. In alcuni ambiti vaticani, ci si chiede se ridurre la Dottrina Sociale della Chiesa alla sola "Caritas in veritate" non porti ad una mistificazione di fondo che in qualche modo alleggerisca l’impatto sociale della dottrina della Chiesa. Come apertissimo è il dibattito sul Concilio Vaticano II. Benedetto XVI, nel 2008, durante il Sinodo dei vescovi, e più volte anche in precedenza, ha difeso la linea della continuità del Concilio, in opposto all’idea della rottura portata avanti da molti ermeneuti dell’assise conciliare. Cosa è stato realmente il Concilio? L'Università Lateranense ha da tempo un Centro Studi sul Concilio, che ha ora ripreso le attività con lo scopo di mettere a disposizione dei ricercatori nuovi documenti di archivio e altri strumenti (inventari, bibliografie, cataloghi) relativi alla storia del Concilio, raccogliere, catalogare e valorizzare i fondi di archivio dei professori e degli ex-alunni (Papi, Padri, Teologi e Periti) dell’Università che hanno svolto un ruolo durante il Concilio, individuare ed inventariare altri fondi di archivio privati, o raccolte di documenti relativi alla storia del Concilio medesimo, mettere a disposizione una raccolta bibliotecaria di testi specializzati sulla storia e sui dibattiti relativi al Concilio Vaticano II.
Andrea Gagliarducci, Korazym.org