giovedì 8 settembre 2011

Incontro tra il Papa e il card. Angelo Scola, che domani a Milano prende possesso della diocesi. Forse mons. Miraglia il nuovo Patriarca di Venezia

Tempi brevi, forse brevissimi, per la nomina del nuovo Patriarca di Venezia, una sede cardinalizia assai ambita e di grande prestigio che il Papa non ha intenzione di lasciare scoperta a lungo. Per la nomina del successore di Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI) non si dovrebbe attendere troppo, mentre al di là del Tevere cresce l’attesa di sapere chi sarà colui che prenderà possesso della diocesi che fu di Papa Luciani e di Giovanni XXIII, entrambi Patriarchi prima di essere eletti in conclave. Nei corridoi d’Oltretevere si fanno con insistenza alcuni nomi di prelati di ’peso’, come il teologo arcivescovo di Chieti, mons. Bruno Forte, il giurista, mons. Francesco Coccopalmerio ma anche l’arciprete di San Pietro, il card. Angelo Comastri. Nei mesi passati si era parlato anche dell’attuale nunzio in Venezuela, l’arcivescovo veneto Pietro Parolin e del vescovo di San Marino, mons. Luigi Negri. Tuttavia c’è il nome di un outsider che sta lentamente prendendo corpo, l’attuale vescovo di La Spezia, Francesco Moraglia, classe 1953, prelato apprezzato dall’attuale Segretario di Stato, col quale ha collaborato in passato quando il card. Tarcisio Bertone era ancora arcivescovo di Genova. Stamattina Papa Ratzinger ha ricevuto in udienza il Patriarca uscente, Angelo Scola, suo amico e collaboratore dai tempi della Congregazione per la Dottrina della Fede, di passaggio a Roma. Il tempo per un saluto affettuoso e uno scambio di vedute. Da domani il cardinale si trasferirà definitivamente dal Patriarcato veneziano alla Cattedra di Ambrogio, a Milano, prendendo il posto del card. Dionigi Tettamanzi che lascia la guida della diocesi più grande del mondo per ragioni legate all’età, anche se continuerà a seguire l’attività di diverse associazioni lombarde dedite alla beneficenza. Alle 12.00 di domani, nel Duomo di Milano l'arcivescovo eletto, per mezzo di un procuratore, prenderà possesso canonico dell'arcidiocesi di Milano. La presa di possesso canonico dell'arcidiocesi, sottolinea in una nota la diocesi meneghina, sarà effettuata per procura da parte del Vicario generale mons. Carlo Redaelli, delegato per questo dal card. Scola, che pertanto non sarà presente. La presa di possesso della propria diocesi da parte del Vescovo è l'atto giuridico con il quale chi è stato nominato Vescovo diventa a tutti gli effetti e formalmente pastore della diocesi che gli è stata affidata. Da quel momento Angelo Scola è quindi arcivescovo di Milano e il card. Dionigi Tettamanzi arcivescovo emerito. Il rito si svolgerà alla presenza dei vescovi ausiliari, del Capitolo Metropolitano, del Collegio dei Consultori, del Consiglio Episcopale Milanese, oltre che dei capi-ufficio e del personale della Curia arcivescovile e dei fedeli. Da Venezia due ecclesiastici, inviati dall'arcivescovo, porteranno i documenti ufficiali. Dopo questo rito, in ogni Messa celebrata in diocesi, nella preghiera eucaristica, dopo il ricordo di Papa Benedetto XVI, si ricorderà il nome del vescovo diocesano, in questo caso del ''vescovo Angelo''. Al termine della celebrazione in Duomo, il procuratore, passando per il camminamento sotterraneo si recherà al Palazzo Arcivescovile, quindi raggiungerà l'appartamento arcivescovile e concluderà la presa di possesso nella Cappella privata dell'arcivescovo. Ieri Scola si è congedato da Venezia, dove era approdato nel 2002, affrontando un iniziale scetticismo tra il clero. Nell’arco di pochi anni è riuscito a guadagnarsi la stima e l’affetto dei sacerdoti veneziani per la sua attitudine al dialogo e all’apertura. Benedetto XVI ha molto apprezzato il passaggio di testimone tra Tettamanzi e Scola che c’è stato a Madrid, durante la Giornata Mondiale della Gioventù, davanti a diverse migliaia di giovani, così come l’atteggiamento positivo e di collaborazione che i due cardinali stanno sfoggiando. Un po’ per dare per primi l’esempio di cosa vuol dire essere cristiani, un po’ non dare spazio al malumore che stava crescendo all’interno del clero milanese, per l’arrivo di un cardinale ciellino (Scola è stato il delfino di don Giussani e ha fondato con lui il primo nucleo del movimento che oggi è presente in una quarantina di Paesi nel mondo). Alla Radio Vaticana, subito dopo l’udienza papale, Scola si è soffermato sulla situazione generale del Paese. "In Italia - ha detto - bisogna ritornare all’uomo e alle relazioni originarie e costitutive che ogni uomo vive, a partire da quelle fondamentali legate alla famiglia". Aggiungendo poi che "bisogna far riferimento a una società civile, come la nostra - anche se molti criticano questa idea - che è la più ricca d’Europa, piena di risorse". Quanto alla politica ha ricordato che "le istituzioni debbono servire a governare questa ricchezza senza pretendere di gestirla direttamente: tutta la politica deve assumersi fino in fondo le proprie responsabilità". Infine, citando Platone, ha ripetuto che l’Italia ha bisogno di "uomini che come dei bravi tessitori usino un ordito solido e una trama morbida per fare rete".

Franca Giansoldati, Il Messaggero.it - Asca

Il card. Scola incontra il Papa: per superare la crisi, l'Italia deve ripartire dalla società civile