giovedì 8 settembre 2011

11 settembre 2001. Card. Ratzinger: il volto di Cristo la risposta più adeguata all’abuso del nome di Dio come strumento del nostro potere

La Radio Vaticana il 12 novembre 2011 intervistò l'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. Joseph Ratzinger, per parlare sul libro-intervista “Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio” curato dal giornalista tedesco Peter Seewald. Una parte importante dell'intervista prende spunto dai fatti dell'11 settembre 2011 anche perché, come ricorda la giornalista, il libro uscì nelle librerie italiane due giorni dopo la tragedia che cambiò il volto del mondo e della quale, in questi giorni, si ricorda il decennale.

Il suo libro è uscito nelle librerie in Italia due giorni dopo gli attentati in USA. Se fosse comparso un po’ più tardi cosa avrebbe voluto inserirvi alla luce di quegli eventi?
Direi forse questo problema dell’abuso del nome di Dio sarebbe stato un problema, perché questi attentati si realizzano anche in nome di Dio, in nome quindi una religione abusata per i propri scopi, una religione politicizzata e così sottomessa al potere, che diventa un fattore del potere. D’altra parte forse avrei più parlato della necessità di conoscere il Dio con la sua faccia e il suo viso umano. Se vediamo Cristo, il volto di Cristo, di un Dio che soffre per noi e non usa la onnipotenza per regolare con un colpo di potere le realtà del mondo ma và al nostro cuore e a un amore che anche si fa uccidere per noi, abbiamo una visione di un Dio che esclude ogni tipo di violenza; e così il volto di Cristo mi sembra la risposta più adeguata all’abuso di un Dio che sarebbe strumento del nostro potere.
“Oserei dire che nessuno può uccidere un altro uomo senza sapere che questo è male”: così lei si esprime nel libro rispondendo alla domanda: “Ci sono persone senza coscienza?” Ora mi chiedo: i fondamentalismi, di qualunque natura, si esprimono in nome del bene, invocando il nome di Dio. E allora? Come la mettiamo?
Si, naturalmente i fondamentalismi sono molto diversi tra di loro. Direi che per esempio, tra gli evangelici negli Stati Uniti ci sono delle persone che si identificano fino in fondo con la parole della Sacra Scrittura, e possono così, se sono realmente fedeli alla parola della Scrittura, oltrepassare il pericolo del fanatismo e di una religione che diventa violenza. Ma in ogni caso è importante che la religione non vada definita da noi stessi, ma è un dono che ci viene dal Signore e che sia vissuto in una realtà viva come la Chiesa che esclude la manipolazione da parte mia e che dall’altra parte è legata, vincolata alla parola di Dio; in questo modo direi che abbiamo questo equilibrio tra una realtà non manipolabile, la Parola di Dio, e la libertà che vive questa parola e che la interpreta nella vita.
Ma secondo lei esiste una guerra giusta?
Questo è un grande problema; nella preparazione del Catechismo c’erano due problemi: la pena di morte e la guerra giusta erano i temi più discussi. E’ un discorso che ora diventa concreto nel caso delle risposte degli americani. Oppure possiamo far riferimento ad un altro esempio, quello della Polonia che si è difesa contro Hitler. Direi, non si può escludere secondo tutta la grande tradizione cristiana, in un mondo marcato dal peccato, che c’è un’aggressione del male che minaccia a distruggere non solo tanti valori, tante persone, ma l’immagine dell’uomo come tale. In quel caso, difendersi, difendersi anche per difendersi l’altro può essere un dovere. Diciamo, per esempio, che un padre di famiglia che vede aggrediti i suoi ha il dovere di fare il possibile per difendere la famiglia, la vita delle persone a lui affidate, anche eventualmente con una violenza proporzionata. Quindi il problema della guerra giusta si definisce in base a questi parametri: 1. Se si tratta realmente dell’unica possibilità di difendere vite umane, difendere valori umani. Il tutto ponderato realmente nella coscienza e ponderando tutte le altre alternative; 2. Che si applichino solo i mezzi immediati atti a questa difesa e che si rispetti sempre il diritto; in una tale guerra il nemico deve essere rispettato da uomo e tutti i diritti fondamentali devono essere rispettati. Io penso che la tradizione cristiana su questo punto ha elaborato delle risposte che devono essere aggiornate sulla base delle nuove possibilità di distruzione, dei nuovi pericoli. Provocare per esempio con una bomba atomica la distruzione dell’umanità può forse anche escludere ogni difesa. Quindi sono da aggiornare, ma direi che non si può escludere totalmente a priori ogni necessità, anche morale, di una difesa di persone e valori con i mezzi adeguati, contro aggressori ingiusti.
Parlava del rispetto della dignità della persona. Mi viene da pensare anche alla necessità e alla difficoltà del perdono. A lei riesce sempre così facile perdonare?
Naturalmente se uno è ferito intimamente deve superare anche questa amarezza data dalla ferita e non può essere una cosa facile perché l’uomo è attaccato nell’intimo del suo essere, deve purificarsi, deve superare le aggressioni innate, e solo in un cammino di purificazione interiore, che può essere anche difficile, si arriva al vero perdono; ma in questo senso la necessità del perdono è anche una grazia per l’uomo perché così egli stesso viene purificato e rinnovato e diventa più vero uomo nel processo di purificazione e di perdono.
Cosa è la punizione nella logica di Dio?
Dio non ci mette il male, ciò sarebbe contro l’essenza di Dio che non vuole il male. Ma la conseguenza interiore del peccato è che sentirò un giorno le conseguenze inerenti al male stesso. Non è Dio che ci impone qualcosa di male per curarci ma Dio mi lascia, per così dire, alla logica del mio agire e, lasciato a questa logica del mio agire, sono già punito dall’essenza del mio male. Nel mio male è implicata anche la punizione stessa; non viene dal cuore, viene dalla logica del mio agire e così posso capire che sono stato in contrasto con la mia verità, ed essendo in contrasto con la mia verità sono in contrasto con Dio e devo vedere che il contrasto con Dio è sempre autodistruttivo, non perché Dio distrugge, ma perché il peccato distrugge.


Il Sismografo