"In tutte le chiese, nelle cattedrali e nei conventi, dovunque si radunano i fedeli per la celebrazione della Veglia pasquale, la più santa di tutte le notti è inaugurata con l’accensione del cero pasquale, la cui luce viene poi trasmessa a tutti i presenti. Una minuscola fiamma irradia in tanti luci ed illumina la casa di Dio al buio": così Benedetto XVI ha esordito nel discorso ai giovani tedeschi."Non sono i nostri sforzi umani o il progresso tecnico del nostro tempo a portare luce in questo mondo. Sempre di nuovo dobbiamo fare l'esperienza che il nostro impegno per un ordine migliore e più giusto incontra i suoi limiti". "La sofferenza degli innocenti e, infine, la morte di ogni uomo costituiscono un buio impenetrabile che può forse essere rischiarato per un momento da nuove esperienze, come da un fulmine nella notte", ha detto il Papa. "Alla fine, però, rimane un'oscurità angosciante". "Intorno a noi - ha commentato Joseph Ratzinger - può esserci il buio e l'oscurità, e tuttavia vediamo una luce: una piccola fiamma, minuscola, che è più forte del buio apparentemente tanto potente ed insuperabile. Cristo, che è risorto dai morti, brilla in questo mondo, e lo fa nel modo più chiaro proprio là dove secondo il giudizio umano tutto sembra cupo e privo di speranza. Egli ha vinto la morte, vive, e la fede in Lui penetra come una piccola luce tutto ciò che è buio e minaccioso".
Invece, "chi crede in Gesù - ha aggiunto - certamente non vede sempre soltanto il sole nella vita, quasi che gli possano essere risparmiate sofferenze e difficoltà, ma c'è sempre una luce chiara che gli indica una via che conduce alla vita in abbondanza. Gli occhi di chi crede in Cristo scorgono anche nella notte più buia una luce e vedono già il chiarore di un nuovo giorno. La luce non rimane sola. Tutt'intorno si accendono altre luci. Sotto i loro raggi si delineano i contorni dell'ambiente così che ci si può orientare. Non viviamo da soli nel mondo". "Nessuno - ha concluso - arriva a credere se non è sostenuto dalla fede degli altri e, d'altra parte, con la mia fede contribuisco a confermare gli altri nella loro fede. Ci aiutiamo a vicenda ad essere esempi gli uni per gli altri, condividiamo con gli altri ciò che è nostro, i nostri pensieri, le nostre azioni, il nostro affetto. E ci aiutiamo a vicenda ad orientarci, ad individuare il nostro posto nella società". "Noi - ha detto ancora Benedetto XVI - sperimentiamo sempre di nuovo il fallimento dei nostri sforzi e l'errore personale nonostante le migliori intenzioni. A quanto appare il mondo in cui viviamo, nonostante il progresso tecnico, in ultima analisi non diventa più buono. Esistono tuttora guerre, terrore, fame e malattia, povertà estrema e repressione senza pietà. E anche quelli che nella storia si sono ritenuti 'portatori di luce', senza però essere stati illuminati da Cristo, l'unica vera luce, non hanno realmente creato alcun paradiso terrestre, bensì hanno instaurato dittature e sistemi totalitari, in cui anche la più piccola scintilla di umanesimo è stata soffocata".
"Non dobbiamo tacere - ha spiegato - che il male esiste. Lo vediamo, in tanti luoghi di questo mondo; ma lo vediamo anche, e questo ci spaventa, nella nostra stessa vita. Sì, nel nostro stesso cuore esistono l'inclinazione al male, l'egoismo, l'invidia, l'aggressività". "Con una certa autodisciplina - ha avvertitò - ciò forse è, in qualche misura, controllabile. E' più difficile, invece, con forme di male piuttosto nascosto, che possono avvolgerci come una nebbia indistinta, e sono la pigrizia, la lentezza nel volere e nel fare il bene". "Ripetutamente nella storia, persone attente hanno fatto notare che il danno per la Chiesa non viene dai suoi avversari, ma dai cristiani tiepidi". "Nel Battesimo - ha ricordato il Papa ai giovani - il Signore accende, per così dire, una luce nella nostra vita, una luce che il catechismo chiama la grazia santificante. Chi conserva tale luce, chi vive nella grazia è effettivamente santo". Ripetutamente, ha denunciato, "l'immagine dei Santi è sottoposta a caricatura e presentata in modo distorto, come se essere santi significasse essere fuori dalla realtà, ingenui e senza gioia. Non di rado si pensa che un Santo sia soltanto colui che compie azioni ascetiche e morali di altissimo livello e che perciò certamente si puo' venerare, ma mai imitare nella propria vita". “Quanto è errata e scoraggiante questa opinione! Non esiste alcun santo, fuorché la Beata Vergine Maria, che non abbia conosciuto anche il peccato e che non sia mai caduto”, ha detto ancora.
“Cari amici – ha sottolineato poi –, Cristo non si interessa tanto a quante volte nella vita vacillate e cadete, bensì a quante volte vi rialzate. Non esige azioni straordinarie, ma vuole che la sua luce splenda in voi. Non vi chiama perché siete buoni e perfetti, ma perché Egli è buono e vuole rendervi suoi amici”. “Sì, voi siete la luce del mondo, perché Gesù è la vostra luce. Voi siete cristiani – non perché realizzate cose particolari e straordinarie – bensì perché Egli, Cristo, è la vostra vita. Siete santi perché la sua grazia opera in voi”. “Una candela – ha continuato – può dar luce soltanto se si lascia consumare dalla fiamma. Essa resterebbe inutile se la sua cera non nutrisse il fuoco. Permettete che Cristo arda in voi, anche se questo può a volte significare sacrificio e rinuncia. Non temete di poter perdere qualcosa e restare, per così dire, alla fine a mani vuote”. “Abbiate il coraggio di impegnare i vostri talenti e le vostre doti per il Regno di Dio e di donare voi stessi – come la cera della candela – affinché per vostro mezzo il Signore illumini il buio. Sappiate osare di essere santi ardenti, nei cui occhi e cuori brilla l’amore di Cristo e che, in questo modo, portano luce al mondo”. “Io confido che voi e tanti altri giovani qui in Germania siate fiaccole di speranza, che non restano nascoste. 'Voi siete la luce del mondo'. Dio è il vostro futuro”, ha infine concluso.
TMNews, Agi
VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (XVII) - il testo integrale del discorso del Papa