sabato 24 settembre 2011

Il Papa: soltanto nella grande comunione dei fedeli di ogni tempo che hanno trovato Cristo e che sono stati trovati da Lui posso credere, nella Chiesa

Oltre 50mila fedeli hanno accolto questa mattina Benedetto XVI alla Domplatz di Erfurt per la celebrazione della Santa Messa, insieme ai vescovi tedeschi, in onore della Patrona della diocesi, Santa Elisabetta. La celebrazione è stata introdotta dal saluto del vescovo di Erfurt, mons. Joachim Wanke. Una delle letture bibliche è stata proclamata da un non vedente, che si è servito di un'edizione del lezionario in braille. La celebrazione è l'ultimo evento della tappa nella Turingia, prima della partenza per Friburgo.
Nell'omelia, il Papa ha affermato che in questa città "abbiamo veramente motivo per ringraziare Dio con tutto il cuore". "Ai tempi della DDR, chi avrebbe immaginato che il muro e il filo spinato alle frontiere sarebbero caduti pochi anni dopo? E se andiamo ancora più indietro, di circa settant’anni fino al 1941, ai tempi del nazionalsocialismo - chi avrebbe potuto predire che il cosiddetto “Reich millenario” sarebbe stato ridotto in cenere già quattro anni dopo?". "Cari fratelli e sorelle, qui in Turingia e nell'allora DDR avete dovuto sopportare una dittatura 'bruna' [nazista] e una 'rossa' [comunista], che per la fede cristiana avevano l'effetto che ha la pioggia acida. Tante conseguenze tardive di quel tempo sono ancora da smaltire, soprattutto nell'ambito intellettuale e religioso. La maggioranza della gente in questa terra vive ormai lontana dalla fede in Cristo e dalla comunione della Chiesa". Secondo Benedetto XVI, "gli ultimi due decenni presentano anche esperienze positive: un orizzonte più ampio, uno scambio al di là delle frontiere, una fiduciosa certezza che Dio non ci abbandona e ci conduce per vie nuove. 'Dove c'è Dio, là c'è futuro'". "Noi tutti siamo convinti - ha assicurato - che la nuova libertà abbia aiutato a conferire alla vita degli uomini una dignità più grande e ad aprire molteplici nuove possibilità".
Il Pontefice ha voluto "sottolineare con gratitudine molte facilitazioni: nuove possibilità per le attività parrocchiali, la ristrutturazione e l'ampliamento di chiese e di centri parrocchiali, iniziative diocesane di carattere pastorale o culturale". "Ma - ha domandato - queste possibilità ci hanno portato anche a crescita nella fede? Non bisogna forse cercare le radici profonde della fede e della vita cristiana in ben altro che non nella libertà sociale? Molti cattolici risoluti sono rimasti fedeli a Cristo e alla Chiesa proprio nella difficile situazione di un'oppressione esteriore. Hanno accettato svantaggi personali pur di vivere la propria fede”. Il Papa ha ringraziato quanti hanno continuato a testimoniare il Vangelo nella difficoltà e nel pericolo: “Specialmente nell’Eichsfeld – ha sottolineato – molti cristiani cattolici hanno resistito all’ideologia comunista. Voglia Dio ricompensare abbondantemente la perseveranza nella fede. La testimonianza coraggiosa e la paziente fiducia nella provvidenza di Dio sono come un seme prezioso che promette un abbondante frutto per il futuro”. "La presenza di Dio - ha spiegato ancora il Papa - si manifesta in modo particolarmente chiaro nei Santi che ci mostrano che è possibile e che è bene vivere in modo radicale il rapporto con Dio, mettere Dio al primo posto e non come una realtà tra le altre". Elisabetta, giunta dall’Ungheria a Wartburg in Turingia, “condusse una vita intensa di preghiera, unita alla penitenza e alla povertà evangelica”; “il frutto della sua santità fu immenso”, al punto che “gode grande stima anche da parte dei cristiani evangelici”.
Il “vescovo missionario” Bonifacio, che fondò la diocesi nel 742, “era venuto dall’Inghilterra e operò in stretto collegamento con il successore di San Pietro. Lo veneriamo come ‘Apostolo della Germania’; morì martire”. E poi Kilian, “un missionario itinerante che proveniva dall’Irlanda” e che “insieme con due compagni” morì “martire a Würzburg, perché criticava il comportamento moralmente sbagliato del duca di Turingia lì residente”. Da ultimo San Severo, patrono della Severikirche nella piazza del Duomo, le cui spoglie “vennero portate a Erfurt, per radicare più profondamente la fede cristiana in questa regione”. “I Santi – ha precisato Benedetto XVI – ci mostrano che è possibile e che è bene vivere in modo radicale il rapporto con Dio, mettere Dio al primo posto e non come una realtà tra le altre”. "I Santi - ha concluso - ci rendono evidente il fatto che Dio per primo si è rivolto verso di noi", "si è mostrato a noi in Gesù Cristo e in Lui continua a mostrarsi a noi. Cristo ci viene incontro anche oggi, parla ad ognuno, come ha appena fatto nel Vangelo, e invita ciascuno di noi ad ascoltarlo, ad imparare a comprenderlo e a seguirlo". “La fede – ha osservato – è sempre anche essenzialmente un credere insieme con gli altri. Nessuno può credere da solo. Riceviamo la fede, ci dice Paolo, attraverso l’ascolto. E l’ascolto è un processo dell’essere insieme in modo spirituale e fisico. Soltanto nella grande comunione dei fedeli di ogni tempo che hanno trovato Cristo e che sono stati trovati da Lui posso credere. Il fatto di poter credere lo devo innanzitutto a Dio che si rivolge a me e, per così dire, ‘accende’ la mia fede. Ma molto concretamente devo la mia fede anche a coloro che mi sono vicini e che hanno creduto prima di me e credono insieme con me. Questo ‘con’, senza il quale non può esserci alcuna fede personale, è la Chiesa”.
“Se noi ci apriamo a tutta la fede in tutta la storia e nelle sue testimonianze in tutta la Chiesa, allora la fede cattolica – ha evidenziato – ha un futuro anche come forza pubblica in Germania. Al tempo stesso le figure dei Santi che ho ricordato ci mostrano la grande fecondità di una vita santa, di questo amore radicale per Dio e per il prossimo. I Santi, anche se sono soltanto pochi, cambiano il mondo. E i grandi Santi continuano a essere forze trasformatrici in ogni tempo”. "I cambiamenti politici dell'anno 1989 nel vostro Paese non erano motivati soltanto dal desiderio di benessere e di libertà di movimento, ma, in modo decisivo, anche dal desiderio di veracità". "Questo desiderio - ha ricordato - venne tenuto desto, fra l'altro, da persone che stavano totalmente al servizio di Dio e del prossimo ed erano disposte a sacrificare la propria vita. Essi e i Santi di queste terre ci danno il coraggio di trarre profitto dalla nuova situazione. Non vogliamo nasconderci in una fede solamente privata, ma vogliamo gestire in modo responsabile la libertà raggiunta" ha concluso il Santo Padre, invitando ad “andare incontro ai nostri concittadini da cristiani e invitarli a scoprire con noi la pienezza della Buona novella”.
Al termine della Messa, tra gli applausi dei fedeli, ha iniziato a suonare la famosa campana del Duomo di Erfurt, chiamata la “Gloriosa”, la più grande campana medioevale del mondo ad oscillazione libera, fusa nel 1497 e alta 2 metri e mezzo. Per il Papa si tratta di un segno vivo del nostro profondo radicamento nella tradizione cristiana e un richiamo a impegnarci nella missione per annunciare a tutti il Vangelo.

Agi, SIR, Radio Vaticana

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (XII) - il testo integrale dell'omelia del Papa