Girata la boa del suo primo anno come prefetto della congregazione per i vescovi, il card. Marc Ouellet (nella foto con Benedetto XVI) ne ha tirato le somme in un'intervista a Gianni Cardinale per Avvenire, il quotidiano di proprietà della conferenza episcopale italiana. Nell'intervista, ha tra l'altro rivelato che capita di frequente, "più di quanto mi potessi aspettare", che il candidato scelto per essere fatto vescovo non accetti la nomina. Ha indicato una ragione di tali rifiuti nel timore di non reggere il ruolo, in una società dove i vescovi sono sotto attacco pubblico "anche in conseguenza degli scandali e delle denunce riguardanti gli abusi sessuali". Quanto alle ambizioni di carriera, ha avvertito il cardinale, se un sacerdote o un vescovo aspira e manovra per essere promosso a una diocesi di riguardo, "è bene che rimanga dov'è". Ouellet ha concluso l'intervista tracciando il profilo del vescovo di cui oggi la Chiesa ha più necessità. Un vescovo che sia allo stesso tempo teologo e apologeta, difensore pubblico della fede: "Oggi, nel contesto soprattutto delle nostre società secolarizzate, abbiamo bisogno di vescovi che siano i primi evangelizzatori, e non dei semplici amministratori di diocesi. Che siano capaci cioè di proclamare il Vangelo. Che siano non solo teologicamente fedeli al Magistero e al papa ma che siano anche capaci di esporre e, se è il caso, di difendere la fede pubblicamente". A questo profilo del vescovo teologo e "defensor fidei" corrisponde in pieno lo stesso card. Ouellet. Canadese del Québec, 67 anni, appartenente alla Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio, Ouellet ha fatto parte della cerchia della rivista internazionale di teologia Communio, fondata tra gli altri da Joseph Ratzinger e Hans Urs von Balthasar, alla cui scuola si è formato. Per molti anni ha fatto la spola tra il Canada e la Colombia, come professore di seminario ed educatore. Poi si è trasferito a Roma, come docente di teologia sistematica alla Pontificia Università Lateranense, quando ne era rettore il futuro card. Angelo Scola, anche lui della cerchia di Communio. Nel 2001 fu nominato segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. E l'anno dopo arcivescovo di Québec e primate del Canada. Dal 2003 è cardinale. Nel suo Québec, il card. Ouellet è stato testimone diretto di uno dei più repentini crolli del cattolicesimo nell'ultimo secolo. Questa regione, che fino alla metà del Novecento era a fortissima impronta cattolica, è oggi una delle più secolarizzate del mondo. Come arcivescovo, Ouellet si è battuto con energia per ridare voce e corpo al cristianesimo nella sua terra. E Benedetto XVI l'ha talmente apprezzato da chiamarlo a Roma prima come relatore del Sinodo dei vescovi del 2008 e poi stabilmente, dal 2010, come prefetto della Congregazione per i vescovi. Tra i cardinali della Curia romana, Ouellet è sicuramente il più intimo a Papa Joseph Ratzinger, che incontra regolarmente una volta alla settimana. Ed è forse l'unico col quale il Papa si confida senza riserve. Sta di fatto che da quando Ouellet presiede la Congregazione vaticana che sceglie e propone al Papa i nuovi vescovi, le preferenze accordate a teologi e difensori della fede sono sempre più evidenti.
Sandro Magister, www. chiesa
Missione del vescovo: donarsi alla Chiesa - il testo integrale dell'intervista
Teologi e apologeti. I nuovi vescovi devono essere così - le dodici nomine più significative