martedì 31 gennaio 2012

Il saluto di mons. Moraglia a Venezia: mandato a una Chiesa viva, con una fede capace di farsi cultura, che ha una lunga storia scandita dalla santità

“Sono conscio d’essere mandato a una Chiesa viva, ben presente sul territorio”, che sa “esprimere con una fede capace di farsi cultura ma, soprattutto, a una Chiesa che ha una lunga storia scandita dalla santità, anche ordinaria, di molti suoi figli e figlie”. Così questa mattina mons. Francesco Moraglia, Patriarca eletto di Venezia, nel suo primo saluto alla diocesi in cui ha rivolto il pensiero a San Pio X, al Beato Giovanni XXIII e al servo di Dio Giovanni Paolo I. "Sono mandato a voi - nella successione apostolica - come vostro vescovo; non conto su particolari doti e doni personali, non vengo a voi con ricchezza di scienza e intelligenza ma col desiderio e il fermo proposito d'essere il primo servitore della nostra Chiesa che è in Venezia''. ''Faccio mie - si legge nel messaggio del nuovo Patriarca - le parole dell'Apostolo Paolo che, nella seconda lettera ai Corinzi, scrive: 'Non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete saldi'. Il Vescovo, infatti, non è chiamato, innanzitutto, a portare qualcosa di suo, ma qualcosa che va oltre le sue personali capacità e risorse; in altre parole, la pienezza del sacerdozio di Cristo che - sul piano ministeriale - costituisce la Chiesa''. “Vengo – assicura mons. Moraglia - col desiderio di ascoltare, per capire e conoscere quanto lo Spirito vuol dire a questa Chiesa, nella logica sinodale del comune cammino delle diocesi del Triveneto verso Aquileia 2”. “Ho voluto idealmente aprire il mio cuore a tutta la città, all’intera diocesi, a ogni uomo e donna che il Signore mi vorrà fare incontrare”. “Tutti – prosegue - porto nella preghiera e a tutti chiedo la carità della preghiera; in modo particolare la chiedo ai piccoli, ai malati, agli anziani, ai bambini”. “A quanti, nelle differenti vocazioni e stati di vita, concorrono a formare il volto della Chiesa di Dio che è in Venezia, domando aiuto, collaborazione e assunzione di corresponsabilità”. Oltre che ai giovani, il pensiero del neopatriarca va anche ai cristiani di altre confessioni, alla comunità ebraica, ai credenti di altre religioni e ai non credenti “auspicando, per quanto possibile, un comune impegno per l’uomo”. In un'intervista a Radio Vaticana, Moraglia ha sottolineato che la crisi che attraversa l'Italia "prima che sociale, prima che politica, prima che finanziaria" è "una crisi antropologica culturale". Il nuovo patriarca di Venezia si è detto preoccupato per la disoccupazione giovanile: "Solo in Italia i dati fanno rabbrividire, perché parliamo di un 30 per cento di giovani tra i 14 e i 25 anni che non hanno lavoro, con tutto quello che questo determina a livello di insicurezza di questi ragazzi di fronte al futuro". Nel messaggio di saluto ai fedeli spezzini, oltre a ricordare l'inondazione dello scorso 25 ottobre ("In tale frangente mi ha colpito la saggezza, l'equilibrio, la forza composta, la volontà di reagire ma, soprattutto, la visione di fede di non pochi tra i più provati"), ha affermato: "L'ultima cosa di cui ringrazio il Signore, è che si è aperta la scorsa domenica l'instaurazione dell'adorazione perpetua in diocesi: 365 giorni all'anno, per 24 ore al giorno, con 700 adoratori impegnati ed un altro movimento, che si è impegnato in questi mesi con la diocesi, che sta muovendo i primi passi in modo davvero promettente".

SIR, Adnkronos, TMNews

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