Il lavoro è e resta l’impegno prioritario
per l’Italia. Non ha dubbi in
questo senso il card- Tarcisio
Bertone, segretario di Stato. Lo ha
detto con chiarezza agli operai del
Sulcis, ai quali ha portato la benedizione
e l’incoraggiamento del Papa
questa mattina,
giorno in cui, nello stabilimento della
Portovesme srl, riapre la linea di
produzione del piombo, chiusa
due anni fa, e si inaugura una
nuova linea di produzione dello zinco.
Ed è significativo che la gente
del Sulcis abbia voluto che fosse il
più stretto collaboratore del Pontefice
a presiedere una giornata particolarmente
incoraggiante per una terra
che ha visto in pochi mesi chiudere
altri impianti industriali e centinaia
di famiglie perdere il lavoro.
Un significato che il cardinale
non ha mancato di sottolineare sin
dalle prime parole pronunciate durante
la breve cerimonia di benvenuto
al suo arrivo presso gli impianti
situati in località Portoscuso. Era accompagnato,
fra gli altri, dall’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo
Miglio.
"Quello che diamo oggi qui a
Portovesme - ha esordito - è un segno
di speranza. Benedire e inaugurare
nuovi impianti produttivi costituisce
infatti un passo incoraggiante
per la proprietà, per la dirigenza e
per tutte le maestranze. Un segno
che vuole essere di buon auspicio
per tante realtà lavorative, perché si
sappiano trasformare e rinnovare, e
possano offrire lavoro a tutti. Lo
meritano questo territorio e questa
popolazione, che sa essere dignitosa
e civile anche nelle crisi più acute".
Il porporato ha poi posto l’accento
sulla dottrina sociale della Chiesa,
che sebbene non offra "ricette",
sicuramente "offre validi criteri etici
e un metodo per affrontare i problemi". Intanto indica la via della giustizia
nella solidarietà e tiene nella
massima considerazione il lavoro
umano. Un principio che "ribadisce
con forza il Santo Padre Benedetto
XVI nel messaggio, appena pubblicato,
per la prossima Giornata Mondiale
della Pace" ha detto il card.
Bertone.
Il pensiero è andato poi alle migliaia
di giovani che in Sardegna
non vedono altra possibilità se non
l’emigrazione. Un fenomeno che secondo
il cardinale finisce per impoverire
ancor di più una regione "che
negli ultimi anni ha fatto registrare
il più basso tasso di natalità". Investire
sulla formazione professionale
dei giovani significa dunque investire
per il futuro.
Ma la formazione, pur importante,
non sarà sufficiente se non verranno
create "le condizioni che favoriscano
investimenti produttivi e
nuove progettazioni. Questo territorio,
ricco di cultura industriale e di
tradizione mineraria - ha notato in
proposito il porporato - oggi attende
di poter usufruire di nuove possibilità,
che valorizzino il passato attraverso
le opportune riconversioni e
potenzino le ricchezze naturali e
ambientali per unire salvaguardia
del creato e opportunità economiche". Infine il cardinale ha rivolto
parole di vivo apprezzamento a
mons. Giovanni Paolo Zedda,
vescovo di Iglesias, per l’attenzione
con la quale la comunità diocesana
segue questi problemi, e di plauso
all’intera Chiesa in Sardegna, la
quale, si è detto sicuro, "continuerà
ad alimentare la speranza per
il futuro". Di futuro e speranza
il cardinale ha parlato
più ampiamente
poco dopo, durante la
Messa per i lavoratori
celebrata all’interno
dello stesso stabilimento.
Un fatto insolito,
ha detto all’inizio
dell’omelia, che mostra
una chiesa la quale,
seppur non fatta di
pietre, è certamente
bella perché "fatta di
persone, di lavoratori
con le loro famiglie,
cioè è una chiesa vivente
di cuori credenti". Poi, prendendo
spunto dalle letture
della liturgia, il porporato
ha articolato la
sua riflessioni su tre
cardini: la gioia, la
speranza e la carità.
Il cristiano, ha detto
innanzitutto, è l’uomo
della gioia. Una gioia
che però viene spesso meno, soprattutto
in tempi di crisi, quando ci si
lascia sopraffare dalla sfiducia. "La
radice di tale sfiducia - ha ammonito
- è nella mancanza di orizzonti
etici e di ideali condivisi che in realtà
solo la fede è in grado di donare
agli uomini". Ma ancor più della
gioia, è importante la speranza: una
virtù che vien meno proprio nei periodi
di crisi, di passaggio, in cui si
riformulano gli orizzonti di valore.
"Occorre che ogni nuova sintesi che
la società può offrire - ha suggerito
ancora il cardinale - sia non soltanto
nuova, ma più autorevole nella
salvaguardia della dignità di ogni
persona umana. Non mancano segni
di ripresa e di coraggio. L’inaugurazione
di nuove possibilità di lavoro
quest’oggi ne è la prova più evideziate. La Chiesa è sempre attenta ai segni
dei tempi. Ce lo ha insegnato il
Signore Gesù. La Chiesa è chiamata
a discernere e a proporre un cammino
di speranza". Per questo essa intende
suscitare una maggiore consapevolezza
"della responsabilità che
compete alla comunità ecclesiale riguardo
ai problemi politici, sociali
ed economici di ogni territorio per
intravedere possibili percorsi, promuovendo
una cultura economica e
imprenditoriale che renda sempre
onore alla dignità dei lavoratori e
riallacciando rapporti attraverso il
metodo della collaborazione e del
dialogo".
Una società aperta alla speranza è
una società che non è chiusa in se
stessa, nella difesa degli interessi di
pochi, ma si apre alla prospettiva
del bene comune. Di qui l’invito del tutti i credenti a riscoprire il senso
della loro responsabilità "soprattutto
quando sono impegnati nella sfera
sociale e politica". Non basta ricordare
i principi, affermare le intenzioni,
sottolineare le stridenti ingiustizie
e proferire denunce profetiche;
queste parole, come scriveva
Paolo VI nell’"Octogesima adveniens",
non avranno un peso reale se non
saranno accompagnate in ciascuno
da una presa di coscienza più viva
della propria responsabilità e da
un’azione effettiva.
Dal brano del Vangelo nel quale è
riproposto il dialogo di Giovanni il
Battista con la gente il cardinale ha
preso spunto per raffigurare i comportamenti
etici di tre categorie di
persone: la gente normale, i benestanti e quanti fanno rispettare con
la forza l’ordine stabilito dai potenti.
Dinnanzi alla domanda "come
fare per agire bene?", l’invito per la
gente normale, quella "che chiede
spassionatamente" è quello alla condivisione
anche del poco che si ha.
Per i benestanti, quelli che corrono
il pericolo "di fare del denaro il criterio
ultimo della vita", l’invito è a
non approfittare del loro ruolo "a
discapito di chi non ha" e a dividere
con gli altri la sovrabbondanza dei
beni. Infine l’ammonimento per
quelli che usano la forza per imporre:
"Non maltrattate e non estorcete
nulla a nessuno".
Per finire, la centralità della carità
cristiana. "Come si coniuga la carità
con il lavoro e con le esigenze della
giustizia?" si è chiesto il segretario
di Stato. I contenuti espressi dalla
dottrina sociale della Chiesa, ha detto,
indicano una risposta, permettono
il riconoscimento dei valori, motivano
l’azione, distinguono i mezzi
dai fini, prospettano una visione integrale
dello sviluppo, promuovono
scelte di giustizia che favoriscono il
vero bene dell’uomo. "Nel contesto
pluralistico odierno - ha spiegato
poi - fare riferimento a un patrimonio
di valori crea le condizioni per
evitare errori dalle conseguenze nefaste
sui lavoratori, sullo sviluppo
economico e sulla stessa vita della
società. 'La dottrina sociale della
Chiesa - afferma Sua Santità Benedetto
XVI nella 'Caritas in veritate' —
ha un suo specifico apporto da dare,
che si fonda sulla concezione
dell’uomo ad immagine di Dio, un
dato da cui discende l’inviolabile dignità
della persona umana, come
anche il trascendente valore delle
norme morali naturali. Un’etica economica
che prescindesse da questi
due pilastri rischierebbe inevitabilmente
di perdere la propria connotazione
e di prestarsi a strumentalizzazioni'". È questa la logica della
carità che interpella i cristiani in
ogni ambito della vita, "anche in
quello del lavoro, che non è mai solo
finalizzato a produrre utile, ma
anche a garantire la pace sociale". Un discorso assai ben recepito dai
numerosi partecipanti, che hanno
accolto con attenzione l’ultima esortazione
del segretario di Stato: "Il
futuro della solidarietà nella Sardegna
sta nelle vostre mani"; dunque
sta ai sardi "collaborare insieme alla
volontà del Signore" per assicurare
a tutti "pace e prosperità".
Al termine della celebrazione, dopo
un breve saluto del direttore dello
stabilimento, il cardinale ha benedetto
il nuovo impianto e ha assistito
all’avvio della complessa struttura
per la nuova produzione.
L'Osservatore Romano
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