È vero, il libro del Papa "L'Infanzia di Gesù" sta sbancando nelle librerie, ma nonostante ciò la crisi si fa sentire in Vaticano.
E allora largo alla spending review, con la scure che cerca entro le mura leonine spazi in cui abbattersi, e permettere così di risparmiare. Tutti i "ministeri" vaticani sono da settimane al lavoro per individuare i tagli possibili, dalle consulenze alle fotocopie in eccesso, passando persino per le medaglie del Papa. Il tema è all'ordine del giorno di riunioni "ministero" per "ministero". Certo, si cerca di non licenziare nessuno, ma di ridurre all'osso almeno le consulenze esterne questo sì. Del resto, era il 5 luglio scorso che la Santa Sede, pubblicando il consuntivo di bilancio, diceva che il 2011 si era chiuso con un disavanzo di quasi 15 milioni di euro (263,7 milioni di costi e 248,8 milioni di ricavi). In quell'occasione veniva spiegato che "i capitoli di spesa più impegnativi sono stati quelli relativi al costo del personale che, al 31 dicembre contava 2.832 unità, e ai mezzi di comunicazione sociali considerati nel loro complesso". Questi ultimi sono da anni una delle maggiori voci di passivo per lo Stato del Papa mentre sul disavanzo avevano pesato anche gli investimenti finanziari meno redditizi rispetto agli anni precedenti a causa della crisi mondiale.
Prima dei "ministeri", il Papa. È lui il primo a dare l'esempio. Sono già diverse estati che non parte per la montagna. Si dice non ami l'altitudine, ed è vero. Ma è altrettanto vero che sfruttare la residenza estiva di Castel Gandolfo è più economico, tenuto conto anche del fatto che quando si sposta, Benedetto XVI porta con sé una mole considerevole di libri. E tenuto conto anche del fatto che in vacanza il Papa solitamente non lascia del tutto la sua attività ordinaria: Castel Gandolfo è più facile da raggiungere per i suoi collaboratori. Infine, sempre a "castello", il Papa può usufruire dei prodotti dell'orto, prodotti biologici con un costo per lui pari a zero. Ma il primo effetto dei tagli si è visto in Piazza San Pietro in questi giorni: un presepe "minimal", donato quasi tutto dalla Regione Basilicata, che è costato 180mila euro meno rispetto allo scorso anno. Nei "ministeri" vaticani, comunque, ogni singolo organismo sta ragionando su due punti principalmente. Il primo, l'indicazione agli economi e ai cancellieri incaricati di verificare la congruità dei bilanci: in altre parole, passare al setaccio la lista delle uscite per individuare qualsiasi spesa in eccesso, superflua o addirittura immotivata da eliminare. Il secondo, l'idea di usare la mannaia soprattutto con appalti e consulenze esterne, valorizzando invece le forze interne. Lo slogan che circola, viene riferito, è "ottimizzare le risorse umane". Per servizi, come ad esempio le pulizie, stop al ricorso ad imprese esterne, ma utilizzare personale già sul libro paga dell'Apsa. Tagli sono così già stati individuati a tutti i livelli. Collegata alla spending review c'è la gestione del personale. La Santa Sede, infatti, non ha intenzione di procedere ad alcun licenziamento, ma le assunzioni saranno ridotte, con un rallentamento, di fatto, del turnover. La stessa commissione "assunzioni" presieduta dall'assessore della Segreteria di Stato mons. Peter Brian Wells, va nella direzione di una maggiore attenzione agli inserimenti di personale, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Sempre in Segreteria di Stato, poi, l'uomo che ha preso molto sul serio la spending review è monsignor Alberto Perlasca, da tre anni alla guida dell'ufficio che si occupa dell'Obolo di San Pietro. Visto il ruolo assunto nel controllo degli sprechi, lo si potrebbe definire quasi un "Enrico Bondi d'Oltretevere". Sarebbe stato lui, infatti, in un quadro di drastici tagli, a imporre la scure anche su medaglie d'oro e d'argento generalmente date in omaggio dal Papa agli ospiti esterni.
Paolo Rodari, Il Giornale
Paolo Rodari, Il Giornale