Il Papa all'ambasciatore filippino: vicinanza spirituale per le vittime del tifone. Sostegno ai coraggiosi passi per promuovere la pace e lo sviluppo
La solidarietà di Benedetto XVI per le centinaia di vittime filippine del tifone Ketsana e l’incoraggiamento a insistere, nel Paese, su un tipo di dialogo che favorisca la pace contro chi nasconde dietro il nome di Dio propositi di violenza. Sono due dei temi principali che Benedetto XVI ha toccato questa mattina nella prima delle udienze concesse ai nuovi diplomatici accreditati in Vaticano. A presentare le Lettere credenziali al Papa come nuovo ambasciatore delle Filippine è stata Mercedes Arrastia Tauson, da anni attiva sui fronti della difesa della vita e della famiglia. I circa 300 morti e l’immane distruzione provocata nelle Filippine dal passaggio del tifone Ketsana - mentre si allunga su quelle terre l’ombra di un nuovo e più devastante ciclone - hanno subito orientato le prime considerazioni di Benedetto XVI. Il Papa ha espresso “vicinanza spirituale” e “preghiere” nei riguardi di quanti hanno perso la vita o sono stati colpiti dal tifone. Quindi, la sua attenzione, accompagnata da espliciti apprezzamenti, è anche andata ai vari trend di sviluppo e di modernizzazione - dai sistemi di irrigazione a quelli del trasporto pubblico - che si registrano da qualche tempo nelle Filippine e che stanno innalzando la qualità della vita della popolazione. Attenzione, tuttavia - ha osservato il Papa - a che si badi non solo alla crescita di un pur necessario “sviluppo giusto e sostenibile”, ma anche a utilizzare “risorse spirituali e materiali” affinché i cittadini “possano fiorire nel corpo e nell'anima, conoscendo la bontà di Dio e vivendo in solidarietà con i loro vicini”. Invitando a includere i poveri, in questo contesto di miglioramento sociale, il Pontefice ha ammonito: “Soprattutto la lotta contro la povertà richiede onestà, integrità, e un’incrollabile fedeltà ai principi della giustizia, soprattutto da parte di coloro ai quali sono direttamente affidati gli incarichi di governo e della pubblica amministrazione”. Benedetto XVI ha poi preso in esame la situazione sociale dal punto di vista dei rapporti con i musulmani, in quello che è lo Stato asiatico a maggioranza cattolica. All’ambasciatore filippino che aveva indicato in precedenza “nel dialogo e nella cooperazione” le “chiavi per la risoluzione” dei conflitti interni, il Papa ha replicato che “in un'epoca in cui il nome di Dio è abusato da alcuni gruppi, il ‘lavoro della carità’ è di particolare urgenza”. E questo è vero, ha soggiunto, “specialmente nelle regioni che sono state purtroppo segnate da conflitti. Incoraggio tutti a perseverare in modo che la pace possa prevalere”. Ma la pace, ha insistito Benedetto XVI, “non può avvenire semplicemente come il prodotto di un processo tecnico”, orchestrato “attraverso strumenti legislativi, giudiziari o economici”. Invece, ha constatato, sulla base della “convinzione che il male si vince solo con il bene”, in molti nel suo Paese stanno adottando misure coraggiose per unire le persone al fine di promuovere la riconciliazione e la reciproca comprensione”. E qui il Papa, ricordando che le Filippine ospiteranno all’inizio di dicembre il Meeting ministeriale speciale del Movimento dei non-allineati sul dialogo tra le fedi e la cooperazione per la pace e lo sviluppo - ha definito “encomiabile” il lavoro che svolgono abitualmente vari organismi come la Conferenza Vescovi Ulema, o la Conferenza del Popolo del Mindanao, lo Stato filippino al centro di una grave instabilità, nel quale - ha concluso Benedetto XVI - la pace ha bisogno di “progredire”.