lunedì 9 gennaio 2012

Il mondo in udienza dal Papa. Con Benedetto XVI so­no diventati 179 i Paesi che intrattengono rapporti diplomatici con la Santa Sede. Lo scenario

Questa mattina Benedetto XVI ha rice­vuto in solenne udienza il Corpo diplomatico accre­ditato in Vaticano. E ha tenuto un discorso in cui ha risaltato più solen­nemente il ruolo della Chiesa Cat­tolica nello scenario geopolitico mondiale. È un ruolo che, in base al sempre crescente numero di Paesi che vogliono intrattenere rapporti diplomatici con la Santa Sede, sem­bra continuare a suscitare un no­tevole interesse nella comunità in­ternazionale. Basti ricordare che, come disvelato nei famosi cablo­grammi diffusi da Wikileaks, l’am­basciata USA in Vaticano, alla vigilia della visita del presidente Barack Obama del 2009, sottolineava come la Santa Sede fosse ormai seconda solo agli Stati Uniti per numero di Pae­si con cui intrattiene rapporti di­plomatici, all’epoca rispettiva­mente 177 e 188. Eppure nel 1900 questi Paesi erano appena una ventina. Ma nel 1978 ammontavano già a 84. Nel 2005 e­rano 174. E con Benedetto XVI so­no diventati 179. Nel 2006 infatti sono stati allacciati i rapporti col neonato Montenegro, nel 2007 con gli Emirati Arabi Uniti, nel 2008 col Botswana, il 9 dicembre 2009 è sta­ta la volta della Federazione Russa, con cui c’erano già relazioni di na­tura speciale come quelle che con­tinuano a sussistere con l’OLP. L’an­no scorso poi sono arrivati i pieni rapporti diplomatici con la Malay­sia. La Santa Sede ha inoltre legami di­plomatici con l’Unione Europea e il Sovrano Militare Ordine di Malta, e mantiene osservatori permanen­ti presso le principali organizza­zioni internazionali governative, come, ad esempio, l’ONU nelle se­di di New York e Ginevra, il Consi­glio d’Europa a Strasburgo, la FAO a Roma, l’UNESCO a Parigi, il WTO e, i­noltre, presso la Lega degli Stati Arabi e l’Organizzazione dell’Unità Africana. Dell’OSCE con sede a Vien­na la Santa Sede è storico membro fondatore. Dallo scorso anno poi per la prima volta ha accreditato un nunzio presso l’ASEAN, l’associazione del­le nazioni del Sud Est asiatico. Tra i Paesi con cui la Santa Sede ha rapporti diplomatici c’è anche la Cina-Taiwan dove però dal 1979 non risiede più un nunzio, ma so­lo un semplice "incaricato d’affari ad interim". E questo in attesa di poter trasferire finalmente, quan­do sarà possibile, la Nunziatura a Pechino. Nel frattempo, comun­que, una rappresentanza diploma­tica vaticana risiede stabilmente nella cosiddetta "missione di stu­dio" ad Hong Kong, pur figurando formalmente nella nunziatura del­le Filippine. Dal 2007 operano in questa rappresentanza non più uno ma due ecclesiastici del servi­zio diplomatico, che attualmente sono il croato Ante Jo­zic e, di supporto, lo statunitense Frank Leo jr. La Cina Popolare è il più grande tra i Paesi che non hanno rapporti di­plomatici con la Santa Sede. Ma non è il solo. A parte il Kosovo, il cui inevitabile riconoscimento avverrà quando il suo status interna­zionale sarà meno controverso, e il neonato Sud Sudan, la Santa Se­de non intrattiene ancora relazio­ni con quindici stati, perlopiù a­siatici, in buona parte a maggio­ranza islamica. In otto di questi Paesi non è presente nessun invia­to vaticano: e sono Afghanistan, Arabia Saudita, Bhutan, Cina Popolare, Corea del Nord, Maldive, Oman, Tuvalu. Mentre sono in carica dei delegati apostolici, cioè dei rappresentanti pontifi­ci presso le comunità cattoliche lo­cali ma non presso i governi, in al­tri sei Paesi: tre africani (Comore, Mauritania e Somalia) e tre asiati­ci (Brunei, Laos, Myanmar). Parti­colare è il caso del Vietnam, con il quale sono iniziate formalmente le trattative per arrivare a pieni rap­porti diplomatici e, a questo fine, lo scorso anno è stato nominato un rappresentante vaticano non resi­denziale presso il governo di Hanoi nella persona dell’arcivescovo Leo­poldo Girelli, titolare della neoeretta nunziatura con sede a Singa­pore. Attualmente sono 79 i Paesi che hanno un ambasciatore residente a Roma. Gli altri sono rappresenta­ti in genere da diplomatici residenti in altre capitali europee. È noto in­fatti che la Santa Sede non accetta ambasciatori accreditati contemporaneamente presso lo Stato italiano. Nonostante che l’Irlanda abbia recentemente de­classato la propria rappresentanza da residente a non residente, è da ricordare che con Papa Ratzinger sono al contrario diventati resi­denti gli ambasciatori in precedenza non residenti di Australia, Camerun, Timor Est e Benin. Passando poi al quadro delle rappresentanze pontificie nel globo, si può ricordare che attualmente so­no operativi in giro per il mondo 100 nunzi apostolici, alcuni dei quali coprono più Paesi. Quasi la metà (49) sono italiani, una percentuale inferiore rispetto al passato, nel 1961 provenivano dall'Italia 48 nunzi su 58, l’83%, nel 1978 erano 55 su 75, il 73%. E questa tendenza è destinata a crescere visto che, ad esempio, con Be­nedetto XVI sono stati elevati all’e­piscopato 36 nunzi di prima nomi­na di cui solo tredici italiani, il 36%. Ancora dall'Italia vengono co­munque i rappresentan­ti pontifici in Paesi ecclesiastica­mente e/o politicamente impor­tanti come Francia, Spagna, Gran Bretagna, Polonia, Stati Uniti, Bra­sile, Colombia, Filippine, Israele-Gerusalemme e Palestina, e la stes­sa Italia. Gli altri nunzi provengono perlopiù dal resto dell’Europa (25, di cui sei polacchi; cinque spagno­li; quattro francesi; tre svizzeri), ma anche dall’Asia (13, di cui sei dal­l’India e quattro dalle Filippine), dal Nord America (7, tutti statuni­tensi), dall’Africa (4) e dall’A­merica latina (2). Bisogna tener presente che risultano attualmen­te vacanti le residenze delle Nunziature di Papua Nuova Guinea, Rwanda, Scandinavia, Sud Africa, Unione Europea, Zambia. Mentre nel corso dell’anno si renderanno libere quelle di Egitto e Israele. Da segnalare infine il particolare in­teresse diplomatico, oltre che pa­storale, che il Pontificato di Bene­detto XVI dedica all’Africa. In que­sto continente infatti la rete delle nunziature è stata rafforzata con due nuove sedi: in Burkina Faso nel 2007 e in Liberia nel 2008. Nel 2010 poi, oltre a quello presente in Ti­mor Est, sono stati nominati altri tre "incaricati d’affari" stabilmen­te residenti in tre paesi africani: Ciad, Gabon e Malawi.

Gianni Cardinale, Avvenire