Questa mattina, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i 181 membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.
Nel suo discorso, il Papa ha in primo luogo espresso soddisfazione per l’inserimento della Malesia nel Corpo Diplomatico vaticano, avvenuto alla fine dell’anno appena trascorso. Ha poi rammentato l’importanza degli accordi stipulati tra Santa Sede e stati come l’Azerbaigian, il Mozambico e il Montenegro. Altro importante traguardo sottolineato dal Santo Padre è stato accoglimento della Santa Sede come membro dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Il Papa ha poi ringraziato i rappresentanti diplomatici incontrati durante i viaggi in Croazia, Germania, Spagna, San Marino e Benin “per la delicatezza” manifestata nei suoi confronti, e gli ambasciatori dei paesi latinoamericani presenti lo scorso 12 dicembre in Vaticano per la celebrazione della festa della Madonna di Guadalupe, patrona delle Americhe, durante la quale il Santo Padre ha annunciato il suo viaggio a Cuba e in Messico. Il Pontefice ha infine auspicato “che tutti uniscano i loro sforzi affinché, per le popolazioni del Sudan e del Sud Sudan, si apra infine un periodo di pace, di libertà e di sviluppo”. “Il mondo è buio laddove non è rischiarato dalla luce divina! Davvero il mondo è oscuro, laddove l’uomo non riconosce più il proprio legame con il Creatore e, così, mette a rischio anche i suoi rapporti con le altre creature e con lo stesso creato”. Per il Papa “il momento attuale è segnato purtroppo da un profondo malessere e le diverse crisi, economiche, politiche e sociali, ne sono una drammatica espressione”. Il Papa si è soffermato, prima di tutto, sugli “sviluppi gravi e preoccupanti della crisi economica e finanziaria mondiale”, che “non ha colpito soltanto le famiglie e le imprese dei Paesi economicamente più avanzati, dove ha avuto origine, creando una situazione in cui molti, soprattutto tra i giovani, si sono sentiti disorientati e frustrati nelle loro aspirazioni ad un avvenire sereno, ma ha inciso profondamente anche sulla vita dei Paesi in via di sviluppo”. “Non dobbiamo scoraggiarci ma riprogettare risolutamente il nostro cammino, con nuove forme di impegno”, è stato l’invito del Pontefice. “La crisi – ha ribadito – può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica: non soltanto per cercare di arginare le perdite individuali o delle economie nazionali, ma per darci nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera comunità”. Dal "malessere" dei giovani "sono nati i fermenti che, nei mesi scorsi, hanno investito, talvolta duramente, diverse regioni", ha detto Benedetto XVI. "Mi riferisco anzitutto al Nord Africa e al Medio Oriente, dove i giovani, che soffrono tra l'altro per la povertà e la disoccupazione e temono l'assenza di prospettive certe, hanno lanciato quello che è diventato un vasto movimento di rivendicazione di riforme e di partecipazione più attiva alla vita politica e sociale. E' difficile attualmente tracciare un bilancio definitivo dei recenti avvenimenti e comprenderne appieno le conseguenze per gli equilibri della Regione. L'ottimismo iniziale - ha proseguito il Papa - ha tuttavia ceduto il passo al riconoscimento delle difficoltà di questo momento di transizione e di cambiamento, e mi sembra evidente che la via adeguata per continuare il cammino intrapreso passa attraverso il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Il rispetto della persona dev'essere al centro delle istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fine di ogni violenza e prevenire il rischio che la doverosa attenzione alle richieste dei cittadini e la necessaria solidarietà sociale si trasformino in semplici strumenti per conservare o conquistare il potere. Invito la Comunità internazionale a dialogare con gli attori dei processi in atto, nel rispetto dei popoli e nella consapevolezza che la costruzione di società stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione, in particolare di ordine religioso - ha detto il Papa - costituisce un orizzonte più vasto e più lontano di quello delle scadenze elettorali". In Siria, il Papa ha auspicato “una rapida fine degli spargimenti di sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso, favorito dalla presenza di osservatori indipendenti”. "In Terra Santa, dove le tensioni tra palestinesi e israeliani hanno ripercussioni sugli equilibri di tutto il Medio Oriente, bisogna che i responsabili di questi due popoli adottino decisioni coraggiose e lungimiranti in favore della pace. Ho appreso con piacere che, in seguito ad un'iniziativa del Regno di Giordania, il dialogo è ripreso; auspico - ha detto Benedetto XVI - che esso prosegua affinché si giunga ad una pace duratura, che garantisca il diritto di quei due popoli a vivere in sicurezza in Stati sovrani e all'interno di frontiere sicure e internazionalmente riconosciute". In Iraq, dopo i recenti attentati, bisogna “proseguire con fermezza sulla via di una piena riconciliazione nazionale”. L’educazione, ha quindi spiegato il Papa, “è un tema cruciale per ogni generazione, poiché da essa dipende tanto il sano sviluppo di ogni persona, quanto il futuro di tutta la società”, e “costituisce un compito di primaria importanza in un tempo difficile e delicato”. La famiglia, "fondata sul matrimonio di un uomo con una donna", “non è una semplice convenzione sociale, bensì la cellula fondamentale di ogni società”, e dunque “le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità”. Benedetto XVI ha ribadito che “il contesto familiare è fondamentale nel percorso educativo e per lo sviluppo stesso degli individui e degli Stati; di conseguenza occorrono politiche che lo valorizzino e aiutino così la coesione sociale e il dialogo”. Nel contesto dell’“apertura alla vita”, ha accolto “con soddisfazione la recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che vieta di brevettare i processi relativi alle cellule staminali embrionali umane, come pure la Risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che condanna la selezione prenatale in funzione del sesso”. Al contrario, si oppongano all’educazione dei giovani “e di conseguenza al futuro dell’umanità le misure legislative che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto, per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibili”. La libertà religiosa è il “primo dei diritti umani, perché esprime la realtà più fondamentale della persona”, eppure “troppo spesso, per diversi motivi, tale diritto è ancora limitato e schernito”. Il Papa ha salutato la memoria del ministro pakistano Shahbaz Bhatti, “la cui infaticabile lotta per i diritti delle minoranze si è conclusa con una morte tragica”. “Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato”, ha commentato Benedetto XVI, facendo notare che “in non pochi Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica; in altri subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni. Talvolta, sono costretti ad abbandonare Paesi che essi hanno contribuito a edificare, a causa delle continue tensioni e di politiche che non di rado li relegano a spettatori secondari della vita nazionale”. In altre parti del mondo, inoltre, “si riscontrano politiche volte ad emarginare il ruolo della religione nella vita sociale, come se essa fosse causa d’intolleranza, piuttosto che contributo apprezzabile nell’educazione al rispetto della dignità umana, alla giustizia e alla pace”. Di qui, richiamando l’incontro di Assisi dell’ottobre scorso, ha rinnovato la sua ferma condanna del “terrorismo motivato religiosamente”. "La religione - ha detto Papa Ratzinger - non può essere usata come pretesto per accantonare le regole della giustizia e del diritto a vantaggio del 'bene' che essa persegue. In questa prospettiva, sono fiero di ricordare, come ho fatto nel mio Paese natale, che per i Padri costituenti della Germania la visione cristiana dell'uomo è stata la vera forza ispiratrice, come, del resto, lo è stata per i Padri fondatori dell'Europa unita". Tra i “segnali incoraggianti nel campo della libertà religiosa”, Benedetto XVI ha citato la “modifica legislativa grazie alla quale la personalità giuridica pubblica delle minoranze religiose è stata riconosciuta in Georgia” e la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in favore della presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche italiane. Proprio all'Italia ha rivolto "un particolare pensiero, al termine del 150° anniversario della sua unificazione politica. Le relazioni tra la Santa Sede e lo Stato italiano hanno attraversato momenti difficili dopo l'unificazione. Nel tempo, però, hanno prevalso la concordia e la reciproca volontà di cooperare, ciascuno nel proprio ambito, per favorire il bene comune. Auspico che l'Italia - ha affermato il Papa - continui a promuovere un rapporto equilibrato fra la Chiesa e lo Stato, costituendo così un esempio, al quale le altre Nazioni possano riferirsi con rispetto e interesse". "Nel continente africano, che ho nuovamente visitato recandomi recentemente in Benin, è essenziale che la collaborazione fra le comunità cristiane e i Governi aiuti a percorrere un cammino di giustizia, di pace e di riconciliazione, in cui i membri di tutte le etnie e di tutte le religioni siano rispettati. E' doloroso constatare che tale meta, in vari Paesi di quel continente, è ancora lontana. Penso in particolare - ha proseguito Benedetto XVI - alla recrudescenza delle violenze che interessa la Nigeria, come hanno ricordato gli attentati commessi contro varie chiese nel tempo di Natale, agli strascichi della guerra civile in Costa d'Avorio, alla persistente instabilità nella Regione dei Grandi Laghi e all'urgenza umanitaria nei Paesi del Corno d'Africa. Chiedo, ancora una volta, alla Comunità internazionale di aiutare con sollecitudine a trovare una soluzione alla crisi che dura da anni in Somalia". Nella parte conclusiva del suo discorso, il Papa ha richiamato l’importanza del rispetto del creato ricordando le "gravi calamità naturali che, nel 2011, hanno colpito varie zone del Sud-Est asiatico, e i disastri ambientali come quello della centrale nucleare di Fukushima in Giappone". “La salvaguardia dell’ambiente – ha osservato – la sinergia tra lotta contro la povertà e quella contro i cambiamenti climatici” sono ambiti rilevanti per la promozione dello sviluppo umano integrale”.
Zenit, TMNews, SIR
UDIENZA AL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE PER LA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI PER IL NUOVO ANNO - il testo integrale del discorso del Papa