Al termine della Santa Messa celebrata con il rito di Ordinazione episcopale nella Basilica Vaticana in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Dopo essersi scusato del ritardo dovuto alla messa con le ordinazioni episcopali, ha ricordato che l'odierna solennità è “una festa molto antica, che ha la sua origine nell’Oriente cristiano e mette in risalto il mistero della manifestazione di Gesù Cristo a tutte le genti”. Quella “luce nuova” che si è accesa nella notte di Natale “oggi incomincia a risplendere sul mondo”. Gesù, infatti, “è il sole apparso all’orizzonte dell’umanità per illuminare l’esistenza personale di ognuno di noi e per guidarci tutti insieme verso la meta del nostro pellegrinaggio, verso la terra della libertà e della pace, in cui vivremo per sempre in piena comunione con Dio e tra di noi”. “L’annuncio di questo mistero di salvezza – ha affermato il Papa - è stato affidato da Cristo alla sua Chiesa” perché “il mondo, con tutte le sue risorse, non è in grado di dare all’umanità la luce per orientare il suo cammino. Lo riscontriamo anche ai nostri giorni: la civiltà occidentale sembra avere smarrito l’orientamento, naviga a vista. Ma la Chiesa, grazie alla Parola di Dio, vede attraverso queste nebbie. Non possiede soluzioni tecniche, ma tiene lo sguardo rivolto alla meta, e offre la luce del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà, di qualunque nazione e cultura”.
SIR
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS