venerdì 6 gennaio 2012

Il Papa: come i Magi il vescovo sia un uomo dal cuore inquieto e vigilante che non si accontenta delle cose abituali, ricolmo del coraggio dell'umiltà

Nella mattinata di oggi, Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato nella Basilica Vaticana la Santa Messa nel corso della quale ha conferito l’Ordinazione episcopale a mons. Charles John Brown, eletto arcivescovo titolare di Aquileia e nominato Nunzio Apostolico in Irlanda e mons. Marek Solczyński, eletto arcivescovo titolare di Cesarea di Mauritania e nominato Nunzio Apostolico in Georgia e Armenia. Il rito di Ordinazione ha luogo dopo la proclamazione del Santo Vangelo e l’annunzio del giorno della Pasqua, che quest’anno si celebra l’8 aprile. Subito dopo il Papa hanno imposto le mani sul capo dei neo presuli anche il card. Tarcisio Bertone e il card. William Joseph Levada, che hanno concelebrato con il Papa all'altare della Confessione, e poi, uno a uno, tutti i cardinali presenti oggi in San Pietro, tra i quali anche il decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano e l'ex presidente della CEI Camillo Ruini.
“Il cammino dei Magi d’Oriente è per la liturgia soltanto l’inizio di una grande processione che continua lungo tutta la storia. Con questi uomini comincia il pellegrinaggio dell’umanità verso Gesù Cristo – verso quel Dio che è nato in una stalla; che è morto sulla croce e che, da Risorto, rimane con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. “Grandi e piccoli, re e servi, uomini di tutte le culture e di tutti i popoli” vanno verso il Bambino per riconoscerlo come Signore. I Magi d’Oriente “inaugurano il cammino dei popoli verso Cristo” e in loro "possiamo forse cercare - nonostante tutte le differenze nelle vocazioni e nei compiti - indicazioni per il compito dei vescovi".I Magi erano “uomini di scienza” nel senso che “volevano capire che cosa conta nell’essere uomini”. Dunque, “erano persone dal cuore inquieto, che non si accontentavano di ciò che appare ed è consueto. Erano uomini alla ricerca della promessa, alla ricerca di Dio. Ed erano uomini vigilanti, capaci di percepire i segni di Dio, il suo linguaggio sommesso ed insistente”. Ma erano anche “uomini coraggiosi e insieme umili”, per i quali “contava la verità stessa, non l’opinione degli uomini”. Per questo “affrontarono le rinunce e le fatiche di un percorso lungo ed incerto. Fu il loro coraggio umile a consentire ad essi di potersi chinare davanti al bambino di gente povera e di riconoscere in Lui il Re promesso, la cui ricerca e il cui riconoscimento era stato lo scopo del loro cammino esteriore ed interiore”. Per il Pontefice, “anche il vescovo deve essere un uomo dal cuore inquieto che non si accontenta delle cose abituali di questo mondo, ma segue l’inquietudine del cuore che lo spinge ad avvicinarsi interiormente sempre di più a Dio, a cercare il suo volto, a conoscerLo sempre di più, per poterLo amare sempre di più. Anche il vescovo deve essere un uomo dal cuore vigilante che percepisce il linguaggio sommesso di Dio e sa discernere il vero dall’apparente. Anche il vescovo deve essere ricolmo del coraggio dell’umiltà, che non si interroga su che cosa dica di lui l’opinione dominante, bensì trae il suo criterio di misura dalla verità di Dio e per essa s’impegna”. “Deve essere capace - di precedere e di indicare la strada. Deve precedere seguendo Colui che ha preceduto tutti noi, perché è il vero Pastore, la vera stella della promessa: Gesù Cristo”.Ogni vescovo, ha soggiunto, "deve avere l'umiltà di chinarsi davanti a quel Dio che si è reso così concreto e così semplice da contraddire il nostro stolto orgoglio, che non vuole vedere Dio così vicino e cosi' piccolo. Deve vivere l'adorazione del Figlio di Dio fattosi uomo, quell'adorazione che sempre di nuovo gli indica la strada". Citando poi il rito dell’ordinazione dei vescovi, Benedetto XVI ha elencato con più precisione il compito del vescovi: “L’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, il precedere e dirigere, il custodire il sacro patrimonio della nostra fede, la misericordia e la carità verso i bisognosi e i poveri, in cui si rispecchia l’amore misericordioso di Dio per noi e, infine, la preghiera continua”, "che significa: non perdere mai il contatto con Dio; lasciarsi sempre toccare da Lui nell’intimo del nostro cuore ed essere così pervasi dalla sua luce. Solo chi conosce personalmente Dio può guidare gli altri verso Dio. Solo chi guida gli uomini verso Dio, li guida sulla strada della vita". Il cuore inquieto, ha spiegato il Santo Padre, “è il cuore che, in fin dei conti, non si accontenta di niente che sia meno di Dio e, proprio così, diventa un cuore che ama. Il nostro cuore è inquieto in relazione a Dio e rimane tale, anche se oggi, con ‘narcotici’ molto efficaci, si cerca di liberare l’uomo da questa inquietudine”. Ma, ha proseguito Benedetto XVI, “non soltanto noi esseri umani siamo inquieti in relazione a Dio. Il cuore di Dio è inquieto in relazione all’uomo. Dio attende noi. È in ricerca di noi. Anche Lui non è tranquillo, finché non ci abbia trovato. Il cuore di Dio è inquieto, e per questo si è incamminato verso di noi – verso Betlemme, verso il Calvario, da Gerusalemme alla Galilea e fino ai confini del mondo”. Dio è “inquieto verso di noi, è in ricerca di persone che si lasciano contagiare dalla sua inquietudine, dalla sua passione per noi. Persone che portano in sé la ricerca che è nel loro cuore e, al contempo, si lasciano toccare nel cuore dalla ricerca di Dio verso noi”. Per il Papa, “questo era il compito degli apostoli: accogliere l’inquietudine di Dio verso l’uomo e portare Dio stesso agli uomini. E questo è il vostro compito sulle orme degli apostoli: lasciatevi colpire dall’inquietudine di Dio, affinché il desiderio di Dio verso l’uomo possa essere soddisfatto”."I Magi – ha sostenuto il Pontefice - hanno seguito la stella. Attraverso il linguaggio della creazione hanno trovato il Dio della storia”, ma “il linguaggio della creazione da solo non basta. Solo la Parola di Dio che incontriamo nella Sacra Scrittura poteva indicare loro definitivamente la strada. Creazione e Scrittura, ragione e fede devono stare insieme per condurci al Dio vivente”. Si è molto discusso su che genere di stella fosse quella che guidò i Magi: “La grande stella, la vera Super nova che ci guida è Cristo stesso. Egli è, per così dire, l’esplosione dell’amore di Dio, che fa splendere sul mondo il grande fulgore del suo cuore”. Non solo: i Magi d’Oriente così come generalmente i Santi, “sono diventati a poco a poco loro stessi costellazioni di Dio, che ci indicano la strada. In tutte queste persone il contatto con la Parola di Dio ha, per così dire, provocato un’esplosione di luce, mediante la quale lo splendore di Dio illumina questo nostro mondo e ci indica la strada”. "I Santi - ha affermato Benedetto XVI - sono stelle di Dio, dalle quali ci lasciamo guidare verso Colui al quale anela il nostro essere. Cari amici, voi avete seguito la stella Gesù Cristo, quando avete detto il vostro 'sì' al sacerdozio e al ministero episcopale. E certamente hanno brillato per voi anche stelle minori, aiutandovi a non perdere la strada". "Nelle Litanie dei Santi - ha spiegato - invochiamo tutte queste stelle di Dio, affinchè brillino sempre di nuovo per voi e vi indichino la strada". Così come i Magi, i vescovi sono chiamati ad essere “stelle di Dio per gli uomini, a guidarli sulla strada verso la vera Luce, verso Cristo”. "Preghiamo dunque in quest'ora - ha concluso il Papa - tutti i Santi, affinchè voi possiate sempre rispondere a questo vostro compito e mostrare agli uomini la luce di Dio".

Agi, SIR

CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DELLA EPIFANIA DEL SIGNORE, CON IL RITO DI ORDINAZIONE EPISCOPALE - il testo integrale dell'omelia del Papa