mercoledì 12 settembre 2012

Bertone: un cristiano, tanto più un sacerdote e un vescovo, non deve conformarsi al mondo per la paura di essere criticato o perchè dicano bene di lui

Stamani, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum a Roma, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI) ha presieduto la Messa per i partecipanti al Convegno dei nuovi vescovi ordinati negli ultimi dodici mesi. "Un cristiano, tanto più un sacerdote e un vescovo, non deve conformarsi al mondo per la paura di essere criticato o per il desiderio che tutti dicano bene di lui”: il card. Bertone commenta il passo delle Beatitudini proposto dalla liturgia odierna laddove Gesù dice: "Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti" (Lc 6, 26). “Se la gente ci critica perché non viviamo fedelmente la nostra vocazione e la nostra missione – spiega il porporato - certamente dobbiamo esaminarci e cambiare. Ma se siamo criticati perché non seguiamo i criteri del mondo e le mode del momento, dobbiamo rimanere serenamente fermi nella nostra fedeltà al Vangelo e all’insegnamento autentico della Chiesa. Così la felicità promessa dal Signore sarà in noi già fin d’ora”. Parole chiare, fondate sulle Beatitudini riproposte nel Vangelo proclamato durante la Celebrazione liturgica. Riferendosi sempre alla Parola di Dio appena letta, il segretario di Stato ha anche delineato lo stile di San Paolo nell’intervenire "nelle questioni dei cristiani di Corinto, per indicare loro principi e criteri ispiratori. Fra le varie domande - ha spiegato - ne erano pervenute all’apostolo alcune circa il matrimonio e la scelta dello stato di vita perle diverse categorie di persone". Così, sono le parole del segretario di Stato, "dal contesto della Lettera si desume che a Corinto un gruppo di cristiani fosse orientato per una linea di assoluta intransigenza in ambito coniugale, in contrapposizione a un altro gruppo invece permissivo. Secondo i rappresentanti del rigorismo di stampo ascetico, il matrimonio era poco conveniente per i battezzati. Paolo allora interviene per aiutare i cristiani a fare una scelta dello stato di vita ispirata dalla vera libertà evangelica, che ha il suo fondamento nel rapporto con il Signore". "Innanzitutto - ha aggiunto il porporato - egli elimina i pregiudizi derivanti dalle paure e distorsioni dell’ambiente, affermando che nessuno stato di vita, matrimonio o verginità, è di per sé salvifico. Chi salva è il Signore. Perciò quello che conta è la fedeltà nei confronti di Dio, da vivere in ogni condizione". Ecco che "dalle indicazioni di San Paolo si possono enucleare tre principi fondamentali, che diventano criteri per una scelta consapevole e responsabile". E "il primo principio - ha affermato il cardinale - è quello del dono o carisma che ognuno riceve dal Signore. Una persona può sposarsi se ha ricevuto il dono spirituale corrispondente, e può fareuna scelta verginale e celibataria se riceve quest’altro dono". "Il secondo principio - ha proseguito - è quello della chiamata di Dio. Da qui si comprende che la questione non è quella di inventarci, ma di rispondere a ciò che siamo per iniziativa e volontà divina". Infine, ha precisato, "il terzo principio è quello della fede nel Signore risorto". Per il cardinale, dunque,"non è una svalutazione del presente e dei valori terreni, ma si tratta di collocare il presente e ogni realtà umana nella prospettiva dell’eterno". Infatti "le nostre tristezze e le nostre gioie, ogni nostra esperienza e situazione è come ri-dimensionata, nel senso che è attratta in una nuova dimensione da un polo di insuperabile forza, che tutto illumina e trasfigura. Questo polo è Gesù Cristo, il suo mistero pasquale". È, in sintesi, "un forte invito a vivere nella speranza e a comunicarla, come vescovi, al popolo cristiano". "In questo percorso di fedeltà a Cristo e al suo Vangelo - ha concluso il card. Bertone sempre rivolto ai vescovi di recente ordinazione - la Vergine Santa è il nostro modello" e se ne può sperimentare "la forza e la dolcezza". È una realtà, ha specificato, che "vi invita a immergervi dentro al consenso mariano; vi invita a porre il vostro ministero dentro l’obbedienza mariana. Maria si è lasciata colmare dalla presenza divina, con piena docilità, e l’obbedienza della fede l’ha resa feconda, capace di generare lo stesso Figlio di Dio nella nostra natura umana. Qui sta il fulcro della nostra vita sacerdotale ed episcopale: l’obbedienza della fede, mediante la quale trasferiamo laproprietà di noi stessi da noi stessi a Cristo nel servizio generoso e fedele della sua Chiesa". Questa è anche "la grandezza e la bellezza del nostro essere pastori e guide". Il cardinale segretario di Stato, che ha avuto parole di particolare gratitudine per il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, e per i suoi collaboratori per aver promosso questaimportante iniziativa, ha assicurato a tutti i partecipanti la vicinanza spirituale e la benedizione del Pontefice.

Radio Vaticana, L'Osservatore Romano