lunedì 4 febbraio 2013

L’ecumenismo che può realmente portare alla pace. L’anno dei cinque Patriarchi racconta di un mondo che cambia, ed è una speranza per il futuro. La loro ricerca di unità rappresentano un esempio per tutto il Medio Oriente

“Autenticità, unità e rinnovamento”. Nelle parole del motto patriarcale di Louis Sako, arcivescovo di Kirkurk da poco nominato nuovo Patriarca di Babilonia dei Caldei, è condensato l’auspicio dei cristiani del Medio Oriente. La necessità di rimanere autentici, la necessità di rinnovarsi, e la necessità dell’unità. Sono le tre parole chiave di tutte le confessioni cristiane presenti nella regione. Chiamate ad un ecumenismo sempre più vivo, a una collaborazione che resta a volte l’unica speranza per la regione. Una chance per l’unità che viene anche da una particolare circostanza: sono cinque i nuovi patriarchi che sono stati eletti nella regione della "Primavera Araba". Prima di Sako, era venuta l’elezione di Tawadros II come Patriarca dei copti ortodossi d’Egitto; quindi la nomina di Ibrahim Sidrak come Patriarca dei copti cristiani. E anche la Chiesa greco-ortodossa di Antiochia ha avuto un nuovo Patriarca: Giovanni X è stato eletto lo scorso 17 dicembre, succedendo al Patriarca Ignazio IV Hazim, spentosi il 5 dicembre all’età di 92 anni. Mentre il 24 gennaio Nourhan Manougian è stato eletto Patriarca armeno apostolico, e ha ricevuto la visita di Fouad Twal, Patriarca di Gerusalemme dei Latini. A questi cinque nuovi patriarchi si aggiunge la creazione a cardinale di Bechara Boutros Rai, Patriarca dei Maroniti del Libano, avvenuta a novembre del 2012, un segnale chiaro di come l’obiettivo dell’universalità della Chiesa sia ben vivo nel Pontificato di Benedetto XVI. Nell'"Ecclesiastica communio" inviata da Benedetto XVI a Sako, il Papa auspica che il ministero di Sako "sia a conforto dei fedeli caldei nella madre patria e nella diaspora, ma anche dell’intera comunità cattolica e dei cristiani che vivono nella terra di Abramo, quale stimolo alla riconciliazione, alla vicendevole accoglienza e alla pace per tutta la popolazione irachena". L’ecumenismo passa per i Paesi della Primavera Araba. Una primavera che “per i cristiani è un durissimo inverno”, come ha sostenuto mons. Armando Bortolaso, per dieci anni vicario apostolico dei Latini in Siria. Cosa possono fare allora le Chiese cristiane? Tawadros II, tra le prime cose, ha fatto visita ai patriarchi delle chiese “sorelle” d’Egitto. Lì dove i Fratelli Musulmani hanno preso il potere, e dove la gente è tornata scendere in piazza per chiedere democrazia, l’unità tra le Chiese riguarda anche la scelta comune di non impegnarsi con questa o con quell’altra fazione politica, ma di creare percorsi di unità. Gli unici percorsi che, in fondo, possono davvero aiutare le persone. E per questo, una riunione dei vescovi amici del Movimento dei Focolari c’è stata a Cairo, a settembre. Una scelta, quella del Cairo, che aveva un significato particolare: i vescovi, infatti, volevano testimoniare la loro solidarietà e vicinanza ai fratelli cristiani in tutto il Medio Oriente e particolarmente alla Chiesa copta in Egitto, dando, con la loro presenza, un segno che, di fronte alle difficoltà esterne, stringersi in una maggiore unità è una necessità inderogabile. Come altamente simbolica è stata la scelta di Benedetto XVI di affidare le meditazioni della via Crucis a due giovani libanesi, coordinati dal patriarca Boutros Rai. Una scelta importante, spiega Simon Atallah, vescovo maronita della diocesi di Baalbek-Deir El-Ahmar, che si situa nella parte settentrionale della valle della Beqaa, al confine con la Siria. “Il Papa – afferma Atallah – aveva sentito da tutti come in Libano la convivenza tra le religioni fosse un qualcosa di sperimentato. Ma solo quando è arrivato ha visto che davvero era così, soprattutto quando nell’incontro con i giovani a Bkerké ha visto molti giovani musulmani partecipare all’incontro con lui”. È questo l’ecumenismo che può realmente portare alla pace. L’anno dei cinque patriarchi racconta di un mondo che cambia, ed è una speranza per il futuro. Dei cinque Patriarchi, tre hanno l’"Ecclesiastica communio" con Roma e due sono di altre confessioni cristiane. Ma il loro stare insieme nella stessa mensa, la loro ricerca di unità rappresentano un esempio per tutta la regione. E forse non è un caso che il nuovo Patriarca dei copti cattolici Ibrahim Isaac Sidrak abbia scelto come motto patriarcale la frase della seconda lettera ai Corinzi: “Ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il mistero della riconciliazione”.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org